Bull aggredisce il mercato dei superserver

Con la nuova famiglia NovaScale il produttore francese torna sulla cresta dell’onda e vuole rompere le uova nel paniere a Unisys.

1 aprile 2003. Un classico ritorno alle origini. Il produttore francese, gloria nazionale del settore, riprende la produzione con il proprio brand e immette sul mercato la nuova linea di superserver NovaScale.

Si tratta di macchine basate su processori Itanium 2 frutto del progetto Callisto lanciato nel 1998. L’obbiettivo di Callisto è di costruire un sistema capace di far convivere Windows, Linux e Gcos (General Comprehensive Operating System) nei meandri delle partizioni a quattro vie.

La gamma è composta da tre modelli (4040, 5080 e 5160) a quattro, otto e sedici vie e, in previsione, un 32 vie. Le frequenze vanno da 900 Mhz con 1,5 Mb di cache a 1 GHz con cache da 1,5 Mb a 3 Mb. I prezzi sono compresi tra i 25mila e i 95mila euro, molto più abbordabili dell’Es7000 di Unisys, a cui le macchine di Bull si rifanno, visto che l’azienda americana è stata la prima a realizzare superserver Intel partizionabili.

Al contrario di Unisys, però, Bull non ha riprogettato i sistemi basandosi sui moduli quadriprocessore standard di Intel collegati allo switch Fame (Flexible Architecture for Multiple Environments) Scalability Switch, basato sull’architettura proprietaria di Bull e su chipset Intel E8870.

Qualche dubbio riguardo al rilancio di Bull, la nuova famiglia, infatti, si rivolge a un mercato Windows/Linux poco consistente che Unix presidia da tre anni. In attesa di rosicchiare quote a Unisys, Bull si concentrerà sulla base installata di Gcos e sul settore della computazione scientifica dove la potenza di calcolo è tutto.

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