Brevetti software, si vota il 22 settembre

Un piccolo rimando della votazione sui brevetti software dà un po’ di respiro all’attività delle lobby degli sviluppatori contrarie alla proposta di legge.

29 agosto 2003

E’ stata spostata al 22 di settembre la votazione del Parlamento europeo sulla brevettabilità del software, inizialmente prevista per l’11 di settembre.


Il rinvio è una boccata d’ossigeno per le lobby che provano a opporsi al voto affermativo, adducendo argomenti più che plausibili.


Una di queste è la Ffii (Foundation for a Free Information Infrastructure), un’organizzazione no profit, che opera in ambito open source e che intende rappresentare tutti i creatori di software, aperto e non.


La Ffii, che ieri ha tenuto una conferenza stampa a Bruxelles per sensibilizzare sui rischi da danno economico che una decisione favorevole alla brevettabilità del software comporterebbe, ha messo l’Unione europea di fronte a una violazione di legge da questa perpetrata nel corso degli anni.


Gli esponenti della Ffii, infatti, sostengono che in Europa sono stati già riconosciuti oltre 30mila brevetti sui software, in palese contraddizione con la legge vigente, cioè contro l’articolo 52 dell’European Patent Convention (Epc), che stabilisce che i programmi per i computer, i metodi matematici e quelli per la presentazione delle informazioni non sono invenzioni sottoponibili a brevetto.


Famosi esempi di queste violazioni sono il brevetto sulle palette di Adobe o quello sulle barre di progresso.


Quel che è più grave, e paradossale, secondo Ffii, è che del 75% di questi brevetti beneficiano aziende statunitensi e giapponesi.


Insomma, l’Europa avrebbe violato la propria normativa in favore dei mercati “rivali”.


L’interpretazione in senso nefasto delle conseguenze che l’approvazione da parte del parlamento della proposta di brevettare i software è già stata data dall’Associazione per il software libero ed è condivisa dalla Ffii: danno economico per le Pmi che operano nel software (la maggioranza delle azende europee) e per i singoli sviluppatori, che non possono permettersi un ufficio legale che indaghi e tuteli sul rispetto dei brevetti.


Soprattutto, la legge rappresenterebbe un freno tirato in salita per aziende e professionisti che fanno ricerca e sviluppo. Ovvero: la fine della libera creazione di software.

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