Bea e Ibm, avanti con le specifiche Jcp

Entra nel vivo l’iniziativa congiunta per l’interoperabilità degli application server delle due società, e con essi di tutti quelli J2Ee. Ma forse si andrà anche oltre.

2 dicembre 2003

Si sa qualcosa di più sull’iniziativa congiunta che hanno intrapreso Bea e Ibm per, di fatto, incrociare i propri application server all’insegna dell’interoperabilità reale dei servizi Web sotto il cappello di Java.


Diciamo subito che l’azione avrà un respiro di lungo periodo, come rilevato dal Cto di Bea, Scott Dietzen, che ha ammesso che prima di vedere una specifica fatta e finita bisognerà attendere un anno o anche due.


Aggiungiamoci anche che il convitato al lavoro fra i due big degli application server è Microsoft, che con uno dei due (Ibm) sta da tempo lavorando a uno standard per i Web service. E si sa quanto la casa di Redmond non sia un soggetto “morbido” quando si tratta di parlare di standard.


Concludiamo le considerazioni a cappello con la rinnovata “benedizione” dell’iniziativa da parte di Sun, che ha dato il proprio assenso fattivo (“se serve collaborazione siamo qua”) per arrivare a una standardizzazione Java Community Process.


Riguardo le specifiche per l’interoperabilità su cui Bea e Ibm stanno imbastendo le operazioni congiunte, la maggiore attenzione è rivolta all’Sdo (Service Data Objects).


Per gli sviluppatori di sistemi aziendali, infatti, gli Sdo dovrebbero rappresentare un modello di programmazione semplice, perché unificato, con il quale potranno accedere ai dati residenti su sistemi eterogenei, facendo riferimento, quindi, ai più disparati database relazionali, alle diverse applicazioni aziendali. Sorgenti di dati Xml e Web service già sviluppati, ovviamente, rientrano nel novero.


In aggiunta all’Sdo, Bea e Ibm hanno pubblicato delle specifiche di “work manager” e di “timer” per gli application server. Di fatto sono delle Api che, nel primo caso puntano ad abilitare le applicazioni J2Ee, comprese i servlet e gli Enterprise Java Bean a schedulare del lavoro da portare avanti in contemporanea. La seconda (timer) dovrebbe consentire a un’applicazione J2Ee di schedulare e ricevere notifiche di pianificazione operativa.


Le due società hanno presentato le specifiche la scorsa settimana al Java Community Process. Il voto sulla loro accettazione, che significa prosecuzione attiva dei lavori, è atteso fra non molto.

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