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Barilla attua la social collaboration di stabilimento

Alessandra Ardrizzoia responsabile del digital engagement in Barilla, ha spiegato alla platea del Google Next di Milano (1500 persone) come ha introdotto la social collaboration non tanto negli uffici, ma sulla linea di produzione.

L’offerta Google Cloud in Italia è sotto la responsabilità di Nicola Buonanno.
Fatta da platform, suite e mondo android, richiama 13mila partner. Poggia su un network di data center. Si tratta di più di cento point of presence, fibra, centinaia di Google Global Cache edge model, 9 region attive, 8 ne apriranno di cui in Europa una a Londra, Francoforte e in Finlandia).
L’infrastruttura usata dagli utenti è la stessa che usa Google, dalla sicurezza con cifratura alla Data Loss prevention disponibile come servizio. Fra gli ultimi servizi rilasciati, a maggio, Cloud Spanner è un database relazionale Sql che scala come un noSql fino a migliaia di nodi. Effettua replica sincrona automatica fra le varie Region. Lo usa Adwords come motore, è ideale per i ticket. Big Query crea un datawarehouse aziendale nel cloud, con analytics in tempo reale.

Per contestualizzare la sua azione ha premesso che in Barilla il digitale non è un cliché, ma è una sostanza strategica che risponde a sei filoni (li chiama “stream”): le azioni digitali per il mondo consumer, shopper e customer; la digital transformation globalmente intesa; la IT Governance 2.0 con attenzione per la creazione di business architecture; i meccanismi di innovazione; la digitalizzazione delle persone; la nuova enterprise intelligence, quella che si fa con i big data.

Lezioni digitali

Un percorso impostato da anni, e che ha già prodotto risultati. Ardizzoia ha parlato di tre lezioni imparate da Barilla: la trasformazione digitale non è un banale efficientamento di processi core, ma è la trasformazione di modello di business che influisce sulla proposta di un lifestyle.
Seconda lezione: per avere successo il digitale non va visto come un extra, ma deve poter cambiare l’organizzazione basandola sui dati. Infine: serve il coinvolgimento attivo delle persone.

Social collaboration di stabilimento

In questo ambito Ardizzoia colloca un caso emblematico, CollaborAction, un processo di collaborazione social nei plant basato su tecnologia Google.
Tutto è nato su un bisogno dell’allora direttore dello stabilimento di Cremona, Cinzia Bassi, (ora è nel plant di Castiglion delle Stiviere), relativamente al passaggio di consegne sulle linee produttive.

Il sistema in essere da sempre, basato su un metodo cartaceo, stava mostrando la corda. Con un’iniziativa dal basso è stato tentato un sistema di comunicazione fra operatori basato su chat di Whatsapp. Ma, ovviamente, l’iniziativa non poteva essere istituzionalizzata, senza l’intervento della gestione aziendale.

Quindi Barilla ha sviluppato una app di social collaboration, e l’ha caricata sui tablet e gli smartphone degli operatori che sono in linea di produzione.

Gli operatori di linea la usano come meccanismo di chat per comunicare. fFanno video, foto, testimoniano eventi e li mettono e disposizione di tutti.

Tutti vedono tutto quello che accade e sono facilitati nella presa in carico dei compiti a inizio turno.

Usata inizialmente su due linee di produzione, la app è stata scalata su tutto lo stabilimento e viene ora portata in sei plant in Italia. Nel 2018 la app coprirà 18 plant, fra Italia ed estero, per complessive 1.800 persone coinvolte.

In questo modo Barilla fa capitalizzazione della conoscenza aziendale, utilizzando un linguaggio conversazionale.

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