Bankitalia, la Centrale rischi

Un sistema informativo sull’indebitamento della clientela delle banche e delle società finanziarie vigilate dalla Banca d’Italia.

La Centrale rischi è una sorta di banca dati, “gestita” da Banca d’Italia, in cui sono ordinatamente elencate tutte le esposizioni debitorie di un determinato soggetto (impresa o privato) verso il sistema bancario e parabancario. Vi si trovano quindi allocate anche le operazioni di leasing. La legislazione vigente in materia di credito impone alle banche e alle società finanziarie iscritte all’art. 107 del Tub di segnalare mensilmente a Banca d’Italia tutte le operazioni di concessione di credito al di sopra di un certo importo. La segnalazione avviene tramite supporti informatici e l’Istituto Centrale invia successivamente un flusso di ritorno a ciascuna delle banche e delle finanziarie segnalanti, dove si evince l’esposizione complessiva dell’impresa o del privato verso il sistema finanziario. Il contenitore dove vengono raccolti questi flussi di informazioni si chiama appunto Centrale rischi. Il flusso di ritorno di Banca d’Italia ha un ritardo di circa due mesi per cui nel mese, poniamo caso, di luglio, le banche segnalanti potranno osservare l’esposizione complessiva del cliente nel mese di maggio. Come vedremo meglio più avanti, la situazione debitoria è suddivisa in categorie, ognuna individuata da una tipologia di rischio diversa, ma mantiene una sorta di anonimato, in quanto non si fa menzione dell’esposizione in capo a ogni singola banca, ma dell’indebitamento complessivo per ogni categoria di rischio. Come accennato prima, esiste un limite minimo di fido al di sotto del quale non è necessario segnalare l’operazione in Centrale rischi: 38.734 euro (i vecchi 75 milioni di lire) di affidamento complessivo da parte di un singolo istituto di credito verso un determinato nominativo. Anche Banche e Finanziarie vigilate che non affidino ancora un’azienda possono ottenere copia della sua Centrale Rischi, richiedendola a Banca d’Italia, che nel giro di qualche giorno la metterà a loro disposizione.
Lo sfasamento temporale e la mancata segnalazione delle operazioni cosiddette “sotto soglia” (sotto l’importo minimo di cui sopra) rappresentano i due più grossi limiti dello strumento. Proprio tali limiti hanno fatto si che in Italia si sviluppasse uno strumento alternativo, una specie di Centrale rischi privata ad adesione volontaria: Crif. Questo secondo strumento, molto utilizzato dalle banche, per la stragrande maggioranza aderenti all’iniziativa, mette a disposizione un maggior numero di informazioni e un maggior dettaglio rispetto allo strumento istituzionale. Inoltre raccoglie tutte le operazioni dei soggetti segnalanti, senza limite di importo. Le informazioni frutto delle segnalazioni sono immediatamente disponibili a tutti gli aderenti.

Scopo
Lo scopo della Centrale Rischi (in gergo Cr) è fornire al sistema bancario una fotografia aggiornata ed attendibile dell’esposizione debitoria complessiva di una singola impresa. La Cr permette ad ogni istituto di sapere quanto l’azienda è riuscita ad ottenere dagli altri istituti, se il resto del mercato creditizio ha concesso maggior o minor fiducia a quell’imprenditore, se il volume complessivo dei debiti è eccessivo rispetto alla dimensione dell’azienda, se l’impresa utilizza pienamente o solo in parte il credito concesso. Siccome questo strumento analizza anche la situazione debitoria di un soggetto nel tempo, da una sua attenta disamina è possibile anche cogliere la tendenza del sistema verso quel soggetto in termini di fiducia creditizia. Mi spiego meglio. Se dall’analisi della Cr nei vari mesi si evince che i fidi accordati continuano a scendere, mentre gli utilizzi salgono, è probabile che il soggetto sia sottoposto ad una contrazione del credito bancario nel momento del bisogno. La Centrale rischi, se analizzata attentamente, permette una corretta valutazione della solvibilità del cliente impresa e agevola la concessione del credito. Abbinata ai dati di bilancio dell’impresa costituisce un valido strumento di verifica e determinazione della qualità della clientela. Non cautela tuttavia le banche dai comportamenti dolosi di chi, facendo il giro di tutti gli istituti presenti sulla piazza, chiede la concessione di singoli affidamenti inferiori alla soglia prevista per la segnalazione in Cr. Un atteggiamento fraudolento di questo tipo (chiedo 20 affidamenti a 20 istituti diversi per 30.000 euro ciascuno; mi indebito per 600.000 euro e non compaio in Cr) può essere smascherato soltanto da uno strumento più raffinato, come CRIF, per il quale la soglia minima non esiste.

I possibili soggetti segnalati
Tutte le imprese e i privati affidati dal sistema bancario o parabancario aventi un’esposizione verso una singola banca superiore a 38.734 euro (i vecchi 75 milioni di lire).
Tutte le persone fisiche che concedono garanzie ad un’impresa segnalata in Cr.

I soggetti coinvolti
L’impresa, la banca affidante, i terzi garanti.

Caratteristiche
La Centrale rischi rappresenta uno degli strumenti più importanti a disposizione delle banche per valutare l’affidabilità dell’impresa. Influenza pesantemente il rating delle aziende, perché interagisce con la parte dei modellini di valutazione che accolgono i cosiddetti andamentali, cioè gli indicatori che misurano la qualità del rapporto banca/impresa. Per un’azienda mantenere una corretta esposizione in Cr significa beneficiare di un miglior trattamento in termini di costi bancari.
La Cr si estrinseca in una posizione sintetica di rischio rappresentata da un prospetto di circa mezza pagina, una sorta di tabella a doppia entrata in cui sono riportate delle colonne e delle righe. Nella prima colonna di sinistra sono elencate le varie tipologie di rischio. Nella seconda vengono inseriti gli affidamenti accordati dalla banca segnalante. In terza colonna gli utilizzi presso la banca segnalante effettuati dal cliente impresa. Per utilizzo si intende la “quantità” di linea effettivamente carpita dall’impresa (il debito reale). In quarta colonna compaiono i cosiddetti sconfini, cioè gli utilizzi da parte dell’impresa in esubero rispetto ai fidi accordati. Normalmente tale colonna dovrebbe essere bianca, nel senso che un corretto rapporto tra impresa e banca dovrebbe escludere l’utilizzo delle linee in esubero. I dati riportati nella seconda, nella terza e nella quarta colonna sono unicamente consultabili dalla banca segnalante.
Le successive tre colonne replicano quanto fin qui esposto, ma evidenziando accordati, utilizzi e sconfini dell’impresa sul sistema nel suo complesso; sono a disposizione di tutti gli istituti segnalanti e, a richiesta, di qualunque banca o finanziaria vigilata ne faccia espressa domanda a Banca d’Italia.
In prima colonna, dicevamo, sono elencate le varie tipologie di linee di credito, suddivise per tipologia di rischio. In particolare la suddivisione è la seguente:

  1. Autoliquidanti: sono gli affidamenti concessi sotto forma di smobilizzo crediti, i castelletti per anticipare le fatture emesse o le ricevute bancarie. Tecnicamente si chiamano anche linee “fatto altrui”, nel senso che il rientro dal debito non dipende tanto dalla volontà del debitore (l’azienda affidata), ma dal regolare pagamento di quanto dovuto da parte dei suoi clienti (cioè da fatti altrui).
  2. A scadenza: sono linee contraddistinte da una scadenza oltre la quale decadono e vanno riviste. Possono consistere in linee temporanee a rientro unico, in contratti di leasing, in finanziamenti a medio termine con rimborso rateale. Vengono anche definite linee “fatto proprio”, nel senso che il rientro dal debito dipende esclusivamente dalla volontà del debitore principale (l’impresa affidata).
  3. A revoca: si tratta di linee revocabili in qualsiasi momento da parte della banca e non sostenute dal cosiddetto beneficio del termine. Vengono anche definite linee “fatto proprio”, nel senso che il rientro dal debito dipende esclusivamente dalla volontà del debitore principale (l’impresa affidata).

La Centrale rischi riporta poi una serie di altre informazioni. In particolare, una di esse costituisce condizione essenziale affinché l’impresa ottenga credito dal sistema: l’affrancamento dalla condizione di “Sofferenza”. Esiste infatti un rigo che si chiama appunto “sofferenze” dove vengono appostate le linee oggetto di disdetta da parte di qualche soggetto affidante, che ha quindi inserito l’impresa Alfa tra quelle con cui non desidera più lavorare e a cui ha chiesto di rientrare delle proprie esposizioni. Un valore inserito in questo rigo significa che l’impresa nonostante la disdetta degli affidamenti non è rientrata del proprio debito nei termini consentiti dalla banca.
Il prospetto prosegue poi con l’indicazione del totale dell’esposizione della singola impresa (“Totale Cassa”), sempre nella triplice osservazione di linee accordate, utilizzate e sconfini.
Le linee vengono poi suddivise ulteriormente in affidamenti di medio termine (“Di cui Mlt”), linee espresse in divise diverse dall’euro (“Di cui valuta”) e garanzie acquisite dal sistema bancario a fronte degli affidamenti concessi (“Di cui garan.”).
Finita la dissertazione riguardante gli affidamenti di “cassa”, cioè i soldi concessi all’impresa, la Cr prosegue con la disanima delle linee concesse a titolo di garanzia, ovvero quei rischi posti in essere dalla banca nel momento in cui si è impegnata a garantire a qualcuno (solitamente enti pubblici) che l’impresa Alfa ponga in essere un certo comportamento (svolga correttamente dei lavori, abbia richiesto un rimborso di imposte a fronte di una effettivo e giustificato motivo). Si tratta di linee che le banche non concedono con favore, in quanto si tratta di valutare l’impresa non più riguardo alla capacità di rimborsare un debito, ma piuttosto di verificare la sua correttezza ed onestà. Queste linee sono indicate sotto la dicitura “Firma”.
Il prospetto riporta poi un totale tra cassa e firma.
Le ultime due righe evidenziano invece le eventuali garanzie ricevute da terzi a favore dell’impresa (“Gar. Ricevute”) e i derivati finanziari posti in essere dall’impresa con il sistema (coperture di tasso, di cambio…). Quest’ultima voce (“Der. finanz.”), in considerazione dell’elevato sviluppo sul mercato degli Irs (copertura del rischio di tasso) sta assumendo importanza sempre crescente e denota un sempre maggior abuso del prodotto, a volte utilizzato in modo scriteriato ed esagerato, anche oltre il livello medio di indebitamento a tasso variabile dell’azienda.
I valori numerici in Cr sono espressi in migliaia di euro.
A fianco della Cr “di periodo”, relativa all’ultimo periodo esaminato (due mesi addietro) è disponibile anche un altro prospetto, che analizza la situazione dell’indebitamento della singola impresa negli ultimi dodici mesi. Una sorta quindi di analisi storica, con dodici segnalazioni mensili, che partono da quattordici mesi addietro per arrivare a due mesi addietro.

Considerazioni
La Cr rappresenta uno strumento di valutazione della correttezza (e quindi della rischiosità) d’impresa. Mette a nudo le pecche del debitore e le rende visibili a tutto il sistema. Smaschera automaticamente bugie finanziarie e comportamenti fraudolenti da parte dell’azienda, con i limiti esposti più sopra riguardo alla soglia di segnalazione. Inoltre bisogna sempre ricordare che fa riferimento a due mesi prima di quando la stiamo consultando. Certe situazioni, quindi, nel frattempo possono essersi deteriorate, piuttosto che risolte positivamente.
Possedere una Cr “pulita”, ordinata, che non esprima sconfini dalle linee concesse, ma che anzi indichi utilizzi contenuti, mai al limite dell’accordato, ma entro il 50% dello stesso, significa accedere più facilmente al credito ed ottenere migliori condizioni bancarie, un miglior pricing. Viceversa una Cr tesa, con sconfini continui ed utilizzi al limite del concesso si trasforma immediatamente in una caduta del rating aziendale, perché la Cr influenza direttamente, insieme con altri parametri (% di insoluti…) una parte dei modellini di rating elaborati dal sistema bancario ai fini di Basilea 2. In particolare il suo impatto investe l’area di valutazione dei cosiddetti andamentali, parametri che definiscono la qualità del rapporto tra banca e impresa. Essi, insieme con gli indicatori di bilancio e con i parametri intangibles, costituiscono la piattaforma di valutazione dell’impresa ai fini del rating interno. L’importanza degli andamentali nei sistemi di rating sta crescendo e costituisce ormai il presupposto per ottenere denaro. Gli sconfini costituiscono la causa primaria del diniego di una linea da parte della banca.
C’è uno sconfino particolare che colpisce con forte negatività l’immagine aziendale ed è quello relativo alle linee di medio termine (appostato nella riga “Di cui Mlt”). Sconfinare lì significa non aver pagato qualche rata relativa ad un leasing o ad un’operazione di finanziamento con rimborso rateale.
Val la pena poi di ricordare che le operazioni di copertura del rischio di tasso (interest rate swap) largamente proposte (e piazzate) dal sistema bancario alle piccole e medie imprese vanno segnalate in Cr e quindi appesantiscono di fatto l’esposizione debitoria dell’impresa segnalata, diminuendone di fatto la capacità ad ottenere ulteriore credito, anche se di diversa tipologia.
Anche le operazioni di leasing trovano posto in Cr. I contratti perfezionati vengono allocati tra le operazioni “A scadenza” e ulteriormente indicati poi all’interno della categoria inerente le operazioni di medio lungo termine (“Di cui a Mtl”). Non esiste quindi alcuna differenza, ai fini della segnalazione e quindi del computo complessivo della propria esposizione debitoria, tra chi pone in essere un leasing e chi si finanzia con un prestito bancario a medio termine.
Un’ultima osservazione sul campo “Sofferenze”. Una volta finiti tra i cattivi, il sistema bancario chiuderà automaticamente i cordoni, per cui la disdetta anche di un solo rapporto bancario e il suo inserimento in Cr tra le sofferenze, provocherà all’impresa un effetto domino, che nel giro di due mesi le precluderà completamente l’accesso al credito bancario e parabancario e la necessità di rientrare dell’esposizione in essere su tutto il sistema. L’inserimento nella codifica “Sofferenze” costituisce un motivo più che sufficiente per far decadere il beneficio del termine (operazioni oltre i 18 mesi, cd. medio termine). Quindi oggetto del rientro non saranno soltanto le linee a revoca, ma l’intero debito contratto dall’impresa verso il sistema.

Esempio
Vediamo un esempio di Centrale rischi.

AL 03/2010

CRBI NS. AZIENDA

CRBI SISTEMA

CATEGORIA

ACCORD

UTILIZZ

ACCORD

UTILIZZ

SCONFIN

AUTOLIQUIDANTI

25

25

75

83

10

A SCADENZA

59

59

59

60

  1

A REVOCA

20

26

30

26

  0

FIN. PR. CONCORS

  0

  0

  0

  0

  0

SOFFERENZE

 

  0

 

  0

 

TOTALE CASSA
-DI CUI MLT
– DI CUI VALUTA
– DI CUI GARAN

104
    0
    0

110
    0
    0
  45

164
  29
   0

169
  30
    0
  45

  6
  1
  0

FIRMA NAT. COM

    0

   0

   0

    0

  0

FIRMA NAT. FIN

    0

   0

   0

    0

  0

TOTALE

104

110

164

169

  6

GAR. RICEVUTE

    0

   0

   0

    0

 

DER. FINANZ.          

0

0

 

L’azienda rappresentata nell’esempio opera con più istituti bancari, come si evince dal fatto che le linee indicate nelle prime colonne non corrispondono con accordato e utilizzi dal sistema. Non riporta la colonna degli sconfini verso l’istituto, ma unicamente lo sconfino complessivo. La situazione è aggiornata a marzo 2010, ultimo mese disponibile in Cr. L’azienda presenta tensioni in Cr. Utilizza oltre le linee accordate sia lo smobilizzo crediti che le linee a scadenza. Sul segmento del medio termine presenta uno sconfino per 1.000 euro. Ha dunque una o più rate arretrate. Si noti che lo sconfino sulle linee autoliquidanti è pari a 10.000 euro, mentre la differenza tra l’accordato (75) e l’utilizzato (83) è di 8.000 euro. Non si tratta di un errore matematico. Probabilmente l’azienda utilizza le linee in esubero su un istituto per 10.000, mentre su altre banche è al di sotto del fido accordato. Non utilizza derivati (swap). Nella sua globalità la CR denota in questo caso un forte utilizzo, anche oltre le linee accordate, con tensione e sconfini. Sicuramente posizioni simili contribuiscono ad affossare il rating aziendale, incidendo negativamente sugli indicatori andamentali dell’impresa.

Glossario

Swap: strumento di copertura di un rischio sia esso di cambio o di tasso (cd. Derivati).
Linee fatto proprio: linee di credito di primo rischio, non di natura commerciale, la cui estinzione dipende esclusivamente dalla volontà del debitore principale
Linee fatto altrui: linee di credito di natura commerciale (smobilizzo crediti), la cui estinzione è automatica se il cliente del debitore principale onora a scadenza le sue obbligazioni.
Fideiussione: garanzia di firma emessa da un soggetto a favore di un altro soggetto.

 

(per maggiori approfondimenti vedi Finanziamenti e credito, Novecento Media)

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