Banda larga per tutti con le tecnologie xDsl

La connessione a Internet ad alta velocità sul doppino telefonico, che dagli anni 90 a oggi ha compiuto grandi passi in avanti, si è imposta sul mercato, lasciando alla fibra ottica un ruolo di nicchia.

 


24 ottobre 2002 Le tecnologie xDsl, ovvero tutte le differenti versioni del Digital subscriber line, sono diventate sinonimo di accesso a Internet a banda larga per piccole e medie imprese e utenti residenziali. Ormai la strada della connessione veloce è segnata e prevede due corsie. Da un lato c’è la fibra ottica, soluzione che comporta la posa del cavo ed è, per questo, generalmente riservata alle realtà di dimensioni maggiori. Fa eccezione la scelta di FastWeb, unico operatore attualmente impegnato a portare la fibra direttamente nelle case, a Milano e in altre città italiane. L’altra corsia è quella del Dsl, il cui punto di forza risiede nella possibilità di sfruttare la rete telefonica già esistente, basata sul doppino (cioè un doppio filo) di rame che arriva nella borchia telefonica di tutti gli appartamenti. Non è necessario, dunque, rompere strade o effettuare grandi investimenti: è sufficiente installare ai due capi del filo un apposito dispositivo.


Il principio di funzionamento alla base della trasmissione dati è lo stesso, ovvero l’utilizzo di frequenze superiori, di quello impiegato per la voce. Dall’inizio degli anni 90 a oggi sono stati compiuti grandi passi in avanti nello sviluppo di questa tecnica e oggi si riescono a raggiungere velocità molto elevate, sia in modo asimmetrico sia simmetrico. L’asimmetria del collegamento si deve al fatto che quando un utente naviga su Internet invia alla Rete poche informazioni, ovvero i comandi contenenti gli indirizzi Web, mentre ne riceve in grande quantità scaricando le pagine e i file. Per esigenze maggiori sono state sviluppate versioni simmetriche, che offrono la stessa velocità in entrambe le direzioni. Naturalmente quelle fornite dai vendor e dai provider sono sempre teoriche, parecchio superiori a quelle che si riescono veramente a raggiungere. Inoltre, generalmente viene indicato il bit rate massimo, mentre solo i servizi più evoluti (e costosi) garantiscono anche una velocità minima.

Una rete, tanti provider


Il mercato italiano propone oggi servizi Adsl (la versione più diffusa del Dsl) per tutti i gusti, con prezzi in continuo calo. Quest’ultima è, infatti, la principale barriera alla diffusione della tecnologia. Di recente sono state introdotte da Telecom Italia tariffe a consumo, che a fronte di un canone mensile di pochi euro consentono di navigare ad alta velocità pagando solo gli scatti telefonici. È un’opzione che, rispetto alle tariffe flat (a canone fisso e traffico illimitato), invoglierà a provare l’alta velocità anche per chi fa un uso saltuario di Internet. Il ruolo di Telecom Italia in questo mercato è cruciale, dal momento che è l’ex-monopolista delle telecomunicazioni a detenere la rete telefonica su cui poggia l’Adsl. Senza entrare nel dettaglio della normativa, si può semplificare dicendo che tutti gli operatori alternativi hanno due opportunità per offrire i servizi Adsl al mercato. La prima è quella di acquistare "all’ingrosso" (tariffe wholesale) il servizio da Telecom Italia, sia a canone sia a consumo, e rivenderlo ai propri clienti. La seconda è quella di richiedere, sempre al carrier principale, il servizio di unbundling, che prevede la possibilità di entrare fisicamente nelle centrali telefoniche e posizionare qui le proprie centrali. In questo modo l’operatore alternativo crea una propria infrastruttura, utilizzata per veicolare il servizio come meglio si crede. L’utente che lo desidera è così svincolato dall’ex monopolista. Chiarito il meccanismo commerciale, si comprende facilmente che i gestori alternativi sono al contempo concorrenti e ottimi clienti di Telecom, in un equilibrio instabile che spesso genera aspre querele.

Il piano di diffusione


Per estendere il supporto dell’Adsl, l’operatore nazionale sta effettuando un aggiornamento tecnologico delle centrali telefoniche, che consiste principalmente nell’installazione di un apparato chiamato Dslam (Dsl access multiplexer) e nella verifica della qualità del doppino di rame. Questa operazione, che va fatta centrale per centrale, sta procedendo rapidamente. Quest’anno Telecom ha portato a 2.100, rispetto all’obiettivo originario di 1.600, il numero di centrali telefoniche che saranno allestite entro il 2003, con l’obiettivo di coprire il 74% del mercato. Per far questo investirà, secondo quanto stabilito nel piano industriale, 800 milioni di euro nel periodo 2002-2004. I più svantaggiati restano, in definitiva, coloro che abitano nelle piccole località e nelle zone con minore densità di popolazione: gli operatori non hanno grande interesse, infatti, ad allestire centrali in aree dove ci sono pochi clienti potenziali, poiché il ritorno sull’investimento non è garantito.


Per chi resta tagliato fuori, il consiglio è quello di prendere in considerazione la connessione satellitare, che sta avendo grande successo proprio nelle aree non raggiunte dall’Adsl.

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