Banda larga o vaccini? Così prospera il digital divide

Gli 800 milioni non sono mai arrivati e Confindustria presenta il rapporto sull’Italia digitale. Che fotografa il divario digitale

“Degli 800 milioni stanziati per la banda larga non ne abbiamo visto nemmeno uno e a un certo punto qualcuno mi ha detto “Vuoi i soldi per la banda larga o i vaccini per i bambini?”. Gabriele Galateri di Genola, presidente di Telecom, conferma il dubbio che gli stanziamenti per la rete superveloce non ci sono più. Un dubbio che era già sorto in occasione di un recente Ballarò televisivo quando, Pierluigi Bersani, candidato alla segreteria del Pd, accusò, senza ricevere nessuna replica, il ministro dell’Economia Tremonti di avere dirottato verso l’Abruzzo gli 800 milioni destinati inizialmente alla banda larga.


La dichiarazione di Galateri è arrivata in occasione della presentazione dell’Osservatorio Italia digitale 2.0 realizzato da Confindustria Servizi Innovativi, che esamina la situazione italiana del digital divide.


Secondo il rapporto esiste un divario di prima generazione (nel quale la popolazione non dispone della banda larga) e uno di seconda (dove la popolazione non usufruisce di servizi con velocità superiori a 20 Megabit). E se il primo si avvia a essere recuperato anche grazie al wireless, per il secondo le prospettive sono pessime. L’Osservatorio non concede molto all’ottimismo e segnala che, per la velocità a 20 Mbit il divario digitale rimane profondo perché per superarlo sono necessari “investimenti molto più onerosi e difficilmente compatibili con gli obiettivi finanziari degli operatori”.


E’ un digital divide “democratico” che non fa differenze fra Nord e Sud tanto che abbraccia regioni come Calabria, Basilicata, Valle d’Aosta, Marche, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. In termini di numero di cittadini esclusi la maggiore incidenza del problema è riferibile a Veneto e Lombardia (dove risiede un bel pezzo del tessuto industriale del Paese) e Sicilia.


La copertura della popolazione arriva all’88% con le tecnologie Dslam e fibra. Il 7% è in una situazione di divario digitale medio che equivale all’assenza di fibra ottica ma con una minima presenza di Dslam o cavi in rame e un 5% di divario di lungo periodo, che non sarà risolto velocemente, dove non ci sono tecnologie Dslam o fibra. In queste zone, sottolinea il rapporto, l’abilitazione dei servizi Adsl richiede interventi lunghi e complessi con la posa di nuove infrastrutture in fibra ottica.


Così il 58% della popolazione risiede in zone dove elevata è la competizione fra gli operatori e più alto il livello di innovazione tecnologica e la qualità delle infrastrutture digitali, mentre il 37% abita in aree dove la copertura Adsl è garantita esclusivamente dalla rete di accesso in rame dell’incumbent. Infine, il 5% si affida al satellite come unica tecnologia per utilizzare l’Adsl.

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