Azlan e Tecnocael, metodi di formazione a confronto

La rapida evoluzione tecnologica determina un’altrettanto rapida obsolescenza del konw-how. Nessuno è escluso, comprese le risorse umane culturalmente più preparate

Il problema dunque, è quello di adeguare la preparazione culturale delle risorse umane che entrano o che vorrebbero entrare in azienda. Quest’ultime infatti è quella che risentono di più della mancanza di risorse qualificate. Abbiamo voluto testare sul campo le esperienze che le aziende hanno fatto sia in termini di “sofferenza” di risorse qualificate, sia in termini di organizzazione di formazione al loro interno. Per Azlan ci risponde Monica Ghiani responsabile training: “La mancanza di persone qualificate è un problema molto sentito nel settore del networking, in particolare laddove l’offerta di prodotti è di fascia alta e richiede competenze specifiche. Azlan dedica gran parte delle proprie energie alla fornitura di corsi di formazione, con l’obiettivo di facilitare ai rivenditori la comprensione delle tecnologie e delle soluzioni di rete. Curiamo, inoltre, i percorsi di certificazione legati ai vendor che rappresentiamo. Abbiamo rilevato un aumento della domanda di corsi, legata all’esigenza di creare competenze professionali al passo con lo sviluppo tecnologico e all’altezza delle esigenze del mercato. Le difficoltà che incontriamo sono legate a una mentalità tipica del nostro Paese, ancora reticente a comprendere il valore dell’investimento della formazione professionale”.
Una reticenza che prima o poi dovrà risolversi, almeno per un certo target. “Nel nostro caso specifico, il target di riferimento è il rivenditore – continua Ghiani -, mentre, per quanto riguarda gli argomenti dei corsi, si assiste a una domanda crescente di formazione nei settori dello switching e routing, della sicurezza e, ancora, della convergenza voce e dati”.
Nessun campo come quello della didattica, d’altronde, si presta a essere suscettibile di strategie e metodi che magari esulano dall’aspetto puramente formativo, ma che contribuiscono a incentivare la partecipazione ai corsi, non sempre gradita.

“Per vincere le resistenze alla formazione, puntiamo soprattutto su un’offerta caratterizzata da qualità e flessibilità – ha continuato Ghiani -. I nostri sono tutti corsi ufficiali, creati in stretta collaborazione con i vendor, e sono organizzati con particolare attenzione alle esigenze del partecipante. I corsi prevedono un numero limitato di allievi, non più di 12, in modo da garantire risultati didattici di alto livello. Per venire incontro alle esigenze dei nostri corsisti, abbiamo studiato convenzioni con alberghi e ristoranti vicini alla nostra sede, e abbiamo stabilito orari di lezione che tengono presente delle difficoltà di spostamento”.
Il Web dovrebbe diventare l’ultima frontiera della formazione, cosa ne sarà dei corsi tradizionali? “Oltre a corsi standard, il cui calendario e modulo di iscrizione sono disponibili sul nostro sito, creiamo anche corsi personalizzati, studiati in base alle richieste dei nostri allievi. Stiamo pensando anche alla possibilità di sperimentare, qui in Italia, la formazione via Web. Siamo certi dell’attualità dell’ e-learning, ma crediamo che esista un giusto equilibrio tra i vari metodi di formazione, sia l’e-learning (formazione via Internet), sia il Cbt ( Computer Based Training), sia i corsi tradizionali in aula saranno gli strumenti futuri per garantire una giusta risposta alle richieste del mercato.
Un suggerimento che mi sento di dare all’azienda che vuole dotarsi di corsi di formazione interni, è quello di servirsi di personale qualificato e recepire in modo attento le esigenze del mercato. È indispensabile che utilizzi metodi didattici all’avanguardia oltre a infrastrutture adeguate e accoglienti”.
Anche Tecnocael da tempo organizza corsi. Abbiamo parlato con Diego Peretti responsabile commerciale di Tecnocael, sui problemi annessi allo skill shortage e alla formazione in genere.
“Il fenomeno skill shortage è sicuramente in crescita, in ambito commerciale per due motivi: il primo è collegato alla rapida evoluzione della tecnologia. Ovvero, da un lato Internet ha aperto le menti e la conoscenza di tutti (soprattutto degli utenti), ma il problema adesso è stare al passo e, purtroppo, o si lavora, o si sta sempre attaccati al video, le due cose insieme ancora non si riescono a fare.
Il secondo sussiste nel fatto che anche considerando l’aiuto che può provenire dal commercio elettronico, in termini di vendita, tuttavia non possiamo ridurlo a una semplice operazione, come a dire “compra da solo e arrangiati”.
Il personale di vendita dovrebbe essere in grado di dare supporto pre-sales almeno sugli aspetti base. Nella distribuzione a volume, questo non si può ancora dire “mi dia il codice, ecco il prezzo, le caratteristiche sono sul sito”. Per noi distributori di nicchia questo è relativamente più semplice, in quanto siamo focalizzati solo in alcuni ambiti (networking, cablaggio), il problema si ribalta però nelle maggiori aspettative del cliente che chiama”.

Quindi in un periodo in cui si continua a parlare di attenzione verso il cliente, la struttura commerciale è la prima a doversi formare/informare. “Nel nostro caso, oltre ai funzionari esterni che come logico debbono funzionare da consulenti, i commerciali interni diventano una pedina importantissima.
È ovvio – prosegue Peretti -, che il maggior dislivello si avverte in questi ultimi. Le competenze più richieste, infatti, consistono in conoscenze sulle funzionalità degli apparati, su come usarli, su come comporre una soluzione funzionante e come modificarla”.
Detto in questo modo sembra importante impegnarsi molto nell’imparare cose nuove e la tentazione può anche essere quella di fare da sé. “Abbiamo due tipi di strategie per incentivare la partecipazione ai corsi: la prima, interna all’azienda, prevede l’aggiornamento costante dei vari ambiti aziendali (logistica, commerciale, marketing) con approfondimenti ad hoc. L’idea è che comunque, a prescindere dalla funzione, tutti possano avere una visione del prodotto, mettendo a scaffale o vendendolo, come se dovessero acquistarlo loro stessi.
La seconda strategia, si basa su una formazione semplice e chiara, senza perdita di tempo (quanti corsi durano due , tre giorni con contenuti che si potrebbero tranquillamente condensare?) e possibilmente hands on. Il numero contenuto dei partecipanti, in questo caso, è fondamentale per potere dare a tutti l’opportunità di toccare con mano e provare”. In definitiva, cosa deve fare un’azienda che decide di creare dei corsi di formazione perché questi siano efficaci? “Consentire a chi li frequenta di tornare a casa sapendo che in una giornata ha realmente raccolto quello che gli serve, programmi snelli e, soprattutto, molta pratica”.

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