Perché alle aziende servono manager 4.0

Consapevoli della necessità di affrontare la quarta rivoluzione industriale in atto, in difficoltà nel sostenerla in modo organico: così appaiono i business leader interpellati da Sap Italia nel rapporto “I CEO italiani di fronte alla Rivoluzione 4.0”.

Realizzata in collaborazione con The European House – Ambrosetti, l’indagine ha beneficiato, in particolare, del network delle aziende appartenenti al servizio Ambrosetti Club che, nato nel 1999 e riservato ai massimi responsabili di gruppi e imprese nazionali e multinazionali operanti in Italia, oggi riunisce più di 350 capi azienda.

Nel quadro tracciato interpellando, nel 78 per cento dei casi, amministratori delegati e presidenti, e, per il restante 22 per cento, direttori generali e consiglieri di amministrazione, emerge netto il ruolo chiave dei Chief Executive, ai quali sono richieste capacità di leadership e di visione.

Serve una guida

Peccato che, a fronte dell’86 per cento dei CEO interpellati che si dice consapevole dell’importanza strategica della digital transformation ed è pronto a considerarla una priorità immediata per lo sviluppo della propria azienda, solo il 54 per cento pensi di dover avere un ruolo di primo piano nella sua pianificazione ed esecuzione.

Fonte: risultati della survey di The European House - Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017
Fonte: risultati della survey di The European House – Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

Da qui la necessità di invocare ai vertici delle aziende una mentalità votata al cambiamento e all’assunzione di rischi affinché le organizzazioni siano pronte ad affrontare un processo di evoluzione strutturale per rispondere con efficacia all’innovazione.
Per avere un’organizzazione 4.0 occorre, infatti, che anche le persone abbiano una “testa 4.0”, e questo a prescindere dalle dimensioni d’azienda.
Stando ai risultati dell’indagine, che nel 30 per cento dei casi circa ha coinvolto rispondenti appartenenti a imprese grandi o medio-grandi, mentre le realtà con ricavi inferiori ai 50 milioni di euro rappresentano circa un terzo del campione dell’indagine, l’importanza della rivoluzione 4.0 appare più accentuata nelle realtà di piccole dimensioni che, nel 92,5 per cento dei casi, l’hanno definita “importante” e “molto importante”.

I settori alla testa della trasformazione

Dall’indagine, cui hanno preso parte diversi settori dell’economia italiana, che vanno dalle manifatturiere ai comparti della chimica-plastica, dell’industria alimentare, della siderurgia e metallurgia e del sistema moda e arredo, così come finanza, energia e utility, Tlc e Ict, trasporti e logistica, Pubblica amministrazione e agricoltura, è emersa chiara la centralità del cambiamento in atto, riconosciuto trasversalmente in tutti i settori.
Alcuni, però, l’avvertono più chiaramente di altri.
È il caso delle telecomunicazioni, dei servizi finanziari e dell’industria automotive, comparti che stanno già sperimentando un impatto immediato e rilevante del nuovo paradigma.
Sap_Ambrosetti_3Non a caso, il 19,8 per cento del campione corrispondente a un CEO italiano su cinque, considera “automotive e meccanica” un benchmark da cui trarre ispirazione e nuovi stimoli sull’applicazione delle tecnologie 4.0.
Questa tendenza si rileva in particolare nel manifatturiero, che rappresenta quasi il 32 per cento del sottocampione, ed è imputabile al fatto che il settore della meccanica è stato tra i primi a recepire le nuove soluzioni abilitate dalla digitalizzazione, grazie soprattutto all’implementazione di filiere produttive automatizzate, alla sensoristica di controllo, fino a ulteriori soluzioni all’avanguardia.
Non manca poi chi, all’interno dell’indagine, ha indicato l’ecommerce (12,9%) tra i settori di maggiore stimolo per i business leader, insieme al bancario-assicurativo (12,1%) che sta sperimentando approcci innovativi per ripensare prodotti/servizi, canali e processi.

Trasformazione in logica 4.0

Tra i nuovi risvolti da considerare, non manca l’impatto che questa rivoluzione, di forte discontinuità tecnologia, ha sull’organizzazione dell’azienda, sui suoi modelli di business e di servizio, sulle modalità di relazione con il cliente finale.

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Fonte: risultati della survey di The European House – Ambrosetti presso la business community del Paese, 2017

La crescente necessità di far evolvere la domanda con servizi e prodotti personalizzati, di offrire nuove customer experience, e quindi di rafforzare la relazione diretta con i propri clienti, reagendo alle nuove dinamiche competitive, sposta il focus delle aziende su un approccio cliente-centrico.
Al crescere della digitalizzazione della società e dei processi produttivi, le organizzazioni devono, infatti, rendersi conto dei cambiamenti delle aspettative degli utenti finali nella definizione delle proprie policy.
Non a caso, oltre il 73 per cento del campione indagato nella ricerca Sap Italia, ha posto l’accento sulla possibilità di avvicinarsi maggiormente alle esigenze del cliente, una percentuale che sale al 100 per cento nel settore bancario-assicurativo. Un ulteriore 69 per cento ha, poi, evidenziato l’opportunità di offrire soluzioni integrate creando nuovi flussi di ricavi, ma solo tre rispondenti su cinque hanno indicato l’opportunità di ripensare il proprio modello di business/servizio alla luce delle potenzialità offerte dal digitale.

Il ruolo cruciale delle risorse umane

Nel processo di digitalizzazione delle aziende appare allora cruciale il ruolo delle risorse umane, chiamate a concentrare attenzione e sforzi sulle aree marketing e servizi postvendita, logistica, produzione e attività amministrative su cui il cambiamento 4.0 è destinato a impattare maggiormente.
Qui, come in altri casi, sarà fondamentale lo sviluppo di competenze digitali adeguate, così come la riconversione e l’assorbimento della forza lavoro, perché se è vero che dall’indagine ermege che solo il 45,8 per cento degli intervistati riconosce il peso che la digital transformation avrà su questa funzione, è alle risorse umane che spetta il compito di individuare le aree di resistenza al cambiamento interne all’organizzazione e di gestirne le reazioni.

I plus delle tecnologie 4.0

Infine, per rispondere alle sollecitazioni provenienti dal mercato, dalle necessità della clientela e dalle dinamiche competitive, occorre che le attività di ricerca e sviluppo siano sempre più integrate con le operation e in linea con obiettivi di breve o brevissimo termine, da uno a tre anni, rendendo le organizzazioni flessibili e reattive.
Tra i risultati ottenibili grazie all’applicazione delle tecnologie 4.0, si confermano la riduzione dei costi operativi e la massimizzazione dell’efficienza dei processi individuata dal 78 per cento del campione, che sale al 100 per cento se si considera l’intero cluster dei CEO coinvolti.

Luisa Arienti, amministratore delegato di Sap Italia
Luisa Arienti, amministratore delegato di Sap Italia

Perché ciò sia davvero possibile e la rivoluzione 4.0 investa tutti i settori di mercato e le diverse aree aziendali serve, però, che le organizzazioni italiane diventino parte attiva del cambiamento.
In questo, Luisa Arienti, Amministratore Delegato di Sap Italia, è stata chiara: «C’è bisogno di visione, capacità di immaginare nuovi scenari e nuovi modi di fare impresa. Servono leader responsabili, capaci di gestire gli impatti che questo cambiamento è destinato a generare a livello di processi, organizzazione e gestione delle risorse, finanziarie e soprattutto umane».

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