Autovie Venete segue la strada del data center

Varato un progetto di revisione delle architetture in un’ottica di ottimizzazione dell’It

Nell’ottobre 2006, Autovie Venete (tra le principali realtà nazionali nel settore della costruzione e gestione di reti stradali, che conta oltre 600 dipendenti) ha varato un progetto di revisione delle architetture di data center, distribuito tra la sede legale di Trieste e il centro servizi di Palmanova (Ud), per rispondere a esigenze di razionalizzazione e miglioramento del sistema Ict, al fine di evitare l’indisponibilità delle informazioni in transito tra caselli autostradali, punti Sos, sala radio e dipartimenti operativi.

L’obiettivo era di avviare un processo di riqualificazione degli spazi per garantire soprattutto la sicurezza dei dati, attraverso l’ottimizzazione dell’infrastruttura tecnologica che, a seguito della migrazione dal mainframe, stava coinvolgendo sistemi sempre più dipartimentali e dislocati in più aree aziendali.

«Oltre all’osservanza delle normative sulla privacy dei dati – ha chiarito il responsabile dei sistemi informativi, Fabiano Tuniz -, era diventato critico garantire la disponibilità dei dati sui transiti e il traffico, per non parlare delle transazioni dei pedaggi». Un obiettivo che la società si è posta di raggiungere attraverso l’implementazione, nel nuovo data center di Palmanova, di una soluzione di contenimento per superare il concetto di semplice deposito informatico e tecnologico e integrare server, apparati, dispositivi di climatizzazione e di monitoraggio in una unica infrastruttura. La scelta, dopo aver effettuato numerose indagini di mercato, è caduta su InfraStruXure di Apc by Schneider Electric (completa del sistema di monitoraggio da remoto Central, che consente la gestione proattiva di tutte le componenti di sicurezza), «perché la possibilità di consolidare la climatizzazione, il servizio Ups e il rack in un solo ambiente è innovativa», ha specificato il manager. L’analisi ha tenuto conto anche della sicurezza delle informazioni e della predisposizione del prodotto alla modularità, tale da permettere l’espansione di apparati e, di conseguenza, di servizi.

«Ancora prima di inaugurare il centro, avevamo già aumentato la soluzione di due moduli, per servizi nati in corso d’opera – ha proseguito Tuniz -. Il data center è, infatti, un ambiente critico. Qui sono convogliate e risiedono le informazioni riguardanti gli impianti periferici: dai pannelli alle colonnine Sos ai trasporti eccezionali, ai transiti, ai sensori, ai tempi di percorrenza. Si tratta di un insieme di dati necessari a controllare e migliorare la fluidità del traffico in autostrada, da rendere disponibili senza soluzione di continuità agli strumenti in dotazione presso la sala radio». Il cuore di Autovie Venete comprende un sistema evoluto, ridondato in quasi tutte le sue componenti, dalla server farm in cluster agli apparati di networking.

Ad oggi, la sala è allestita con 24 armadi, che contengono circa 80 server, 70 apparati di rete e tutti i dispositivi a supporto della sala radio. In questo scenario, un altro valore importante nella scelta di Apc, secondo Tuniz, è stata la possibilità di fare fronte alle minacce fisiche più comuni per un data center. «Incendi, allagamenti, polvere, macerie, accessi indesiderati: grazie ai sensori di cui è predisposta la componente di monitoraggio ambientale, oggi disponiamo di un ambiente affidabile».

È, inoltre, possibile assicurare la temperatura ideale solo dove serve, mantenendo inalterata la climatizzazione nelle aree distanti dagli apparati. La società ha, quindi, valutato un risparmio di circa 30.000 euro l’anno sui servizi di erogazione di energia e climatizzazione rispetto alla vecchia soluzione.

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