Attacchi informatici in Italia, a che punto siamo?

I dati resi noti dall’Osservatorio sulla criminalità nell’Ict – realizzato da Fti in collaborazione con Space-Bocconi e il contributo di Sirmi – confermano la sicurezza come uno dei temi del momento

Stando ai dati dell’Osservatorio sulla Criminalità Ict relativi al 2000, i
virus occupano il primo posto in classifica tra gli strumenti più utilizzati per
gli attacchi informatici. Soprattutto a danno delle aziende. Per la precisione –
secondo l’Osservatorio permanente realizzato da Fti in collaborazione con Space
(Centro europeo per gli Studi sulla Protezione Aziendale) dell’Università
Bocconi e il contributo di Sirmi -, sul totale degli attacchi di questo tipo, il
39% è da imputare al ricorso ai virus. Un fenomeno in netta crescita se si
considera che solo nel 1999 la percentuale in questione era ferma a 32,8%. Al secondo posto, il furto di apparati
con dati perpetuato nel 22% dei casi, rispetto al 15,6% dell’anno precedente.
Al terzo posto, con il 14% dei casi rispetto all’8,3% del
’99, la saturazione delle risorse. Unico dato in controtendenza, l’accesso non
autorizzato che dall’11,6% passa a un più ridotto 5%.
I dati illustrati dall’Oci, rilevati su un campione
significativo di 200 imprese e pubbliche amministrazioni e integrati con quelli
resi disponibili a livello nazionale e internazionale, indagano anche su natura
e motivazione degli attacchi informatici. Da essi risulta che nel 36% dei casi
si tratta di atti vandalici, nel 22% di azioni dimostrative, nel 17% di
sabotaggio e nel 12% di frode informatica. Quanto ai tempi di ripristino, se nel 1999 solo nel 44% dei
casi era possibile risolvere il problema in meno di un giorno, nel 2000 nel 68%
dei casi è sufficiente una giornata, nel 24% ne occorrono tre, nel 5% una
settimana e nel 3% un mese.

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