Attacchi APT: un’azienda su 5 li ha subiti

Emerge da una ricerca condotta su un campione di 1.500 professionisti del settore della sicurezza IT.

Trend Micro ha diffuso la nuova ricerca sulla sicurezza informatica condotta da ISACA e a cui hanno partecipato più di 1.500 professionisti del settore sicurezza, da cui risulta che un intervistato su cinque ha riferito che la propria azienda ha subito un attacco di minaccia persistente avanzata, APT(Advanced Persistent Threat).

Il 94% degli intervistati ha dichiarato che questi attacchi rappresentano una minaccia per la sicurezza della propria nazione e per la stabilità economica e che, nonostante questa percezione, buona parte delle aziende non sta implementando tecnologie efficaci per la propria tutela.

Gli attacchi APT sono una tattica di spionaggio perpetrata ai fini dell’appropriazione indebita di proprietà intellettuale e avvengono verso le aziende di ogni settore: oltre il 60% degli intervistati è consapevole che la propria azienda potrebbe subire a breve un attacco APT.

Sempre oltre il 60% delle aziende intervistate, comunque, segnala di essere pronto a rispondere agli attacchi APT.
Un risultato che Trend Micro, in una nota, commenta come relativo, considerato che come soluzioni di sicurezza per fermare gli attacchi APT sono state implementate antivirus e antimalware (95%) e le tecnologie di rete come firewall perimetrale (93%), e sottolineando che è noto che questi sistemi di controllo non riescono a identificare e quindi a difendere dagli attacchi APT.

Lo studio dimostra invece che i controlli di sicurezza mobile, che possono essere molto efficaci, sono utilizzati meno frequentemente.

La ricerca evidenzia anche che la perdita della proprietà intellettuale dell’azienda è stata citata come il più grave rischio connesso agli APT (da più di un quarto degli intervistati), seguita dalla perdita di informazioni di identificazione personale di clienti o dipendenti.

Il 90% degli intervistati ritiene che l’utilizzo di siti di social networking aumenti la probabilità di successo di un APT.
L’87% crede che il BYOD, in combinazione con il rooting o il jailbreaking effettuati ai dispositivi, renda più probabile il compimento di un attacco APT.
Oltre l’80% dichiara che le proprie aziende non hanno aggiornato i contratti per la protezione contro gli APT.

Il report completo è disponibile QUI.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome