At&t – T-Mobile: inizia il braccio di ferro con l’Antitrust

L’Antitrust Usa solleva dubbi sugli aspetti legati alla concorrenzialità. Ma il colosso Usa sembrerebbe aver pronte strade alternative, che faranno tuttavia lievitare il costo dell’operazione.

Rischia di annegare nel contenzioso legale il matrimonio da 39 miliardi di dollari tra At&t e T-Mobile.
Due giorni fa l’Antitrust americano ha deciso di far sentire la sua voce, bloccando l’operazione sostenendo che una unione tra le due aziende creerebbe problemi di concorrenza nel settore delle Tlc americano.

Incassato il primo no, e le prime reazioni negative della Borsa, At&t ha deciso di non arrendersi e sembra disposta a fare alcune concessioni per evitare lo stop definitivo.
Tra queste la garanzia di mantenimento dei piani tariffari di T-Mobile e la cessione di alcuni asset (clienti inclusi) di T-Mobile per rispondere a quello che sembra il punto nodale della questione: così come formulato l’accordo, al termine della transazione tre compagnie deterrebbero il 90% del mercato mobile statunitense.
Non è escluso che tra le opzioni di cessione possano rientrare alcune delle attività regionali.
Da parte sua, invece, Deutsche Telekom, che da anni è in cerca di un acquirente per la divisione Mobile, non sembra avere nel carniere un piano alternativo.

In ogni caso, ed è questo il punto chiave che esula da qualsiasi possibile esito della vicenda, l’operazione avrà per At&t un costo decisamente maggiore rispetto a quanto preventivato.

Gli analisti sembrano convinti che si tratterà di una decisione rapida.
Ellen Segal Huvelle, il giudice distretturale cui è stato affidato il caso, ha fama di essere persona dalle decisioni rapide.
Un un rapido giudizio è stato chiesto dalla stessa At&t, tanto che nessuno esclude che si possa arrivare in tribunale entro due mesi, sempre che non si raggiungano accordi extragiudiziali diversi nelle prossime settimane.

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