Aria giapponese

Toyotismo e oltre: l’It è a ispirazione orientale.

Da un po’ di tempo pare tirare un’aria giapponese sul mondo It. La nostra è una forzatura, sia chiaro, ma ci è utile per tradurre quello che sta accadendo su un piano tendenziale.

Si è cominciato, sul finire dello scorso anno, a parlare di lean It, adattando il tema tecnologico al valore della produzione snella, just in time e a spreco ridotto a zero, che fece le fortune di Toyota e poi fu un modello per l’industria nipponica. Quel fare-di-più-con-meno diventò un must di cui poi ci si è scordati, salvo andare a riprenderlo con spirito di reazione alla crisi.

Poi ha ripreso piglio il ciclo di acquisizioni di peso, che portano a individuare le sagome di nuovi agglomerati, un po’ zaibatsu, un po’ keiretsu, messi insieme per sostenere il mercato globale e per occupare tutte le zone del campo d’azione. C’è stata l’operazione Oracle-Sun, e ancor prima quella Hp-Eds; adesso è il momento di Hp-3Com e mettiamo in conto pure Cisco-Tandberg o anche il tentativo Microsoft-Yahoo, poi sfociato in collaborazione.

È vero che il fenomeno merger&acquisition ha radici antiche nel campo It ed è sempre stato spinto da due forze: la volontà di incamerare nuove competenze tecnologiche; l’ampliamento di quote di mercato, ossia di fatturato. Ora però i soggetti si vanno riducendo e l’oligopolio che regge il mercato è sempre più tale. Gli outsider, che comunque riescono a emergere, sanno di poter diventare pasto, per quanto lautamente pagato.

Si staglia nell’orizzonte It, dunque, la figura del fornitore unico. Resta da capire se piace agli utenti e se al suo cospetto non si sentano inermi.

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