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Apple Neural Engine, il processore per l’AI di Cupertino

Apple starebbe lavorando allo sviluppo di un processore dedicato in modo specifico alle funzioni di machine learning e intelligenza artificiale: battezzato Neural Engine, potrebbe anche debuttare a breve. Sono le conclusioni di Bloomberg, che ha ricevuto in questo senso indiscrezioni dalle solite fonti anonime, ma ben informate. Il processore dovrebbe essere adottato su iPhone e iPad per gestire meglio le operazioni collegate al machine learning, come la comprensione del parlato di Siri o il riconoscimento facciale di cui si parla per iPhone 8.

Apple avrebbe accelerato nello sviluppo del Neural Engine perché la gran parte dei suoi concorrenti si sta muovendo per inserire e potenziare funzioni di intelligenza artificiale in prodotti che vanno dagli smartphone agli assistenti vocali come Amazon Echo. Apple non deve farsi trovare impreparata in un campo in cui finora non si è mossa male ma nemmeno in maniera a prova di critiche.

Neural Engine, solo un’ipotesi?

Si conoscono pochi dettagli sull’ipotetico (per ora) Neural Engine. Ovviamente non può trattarsi di un processore in grado di “imparare” autonomamente perché questo richiede una grande potenza. È presumibile che le sue funzioni siano in parte eseguite in tempo reale dai server Apple, come accade oggi per la comprensione di Siri. Ma il processore potrebbe anche fare di meglio: conservare e applicare algoritmi di intelligenza artificiale che sono stati “addestrati” nei datacenter di Cupertino.

Siri ti presento la mia famigliaIn ogni caso, il suo compito principale sarebbe scaricare la CPU centrale dei dispositivi iOS da parte del lavoro richiesto dalle funzioni di intelligenza artificiale. Questo consentirebbe tra l’altro un minor consumo della batteria di iPhone o iPad. E andrebbe anche nella direzione di poter supportare meglio funzioni più evolute, ad esempio nel campo della realtà aumentata o virtuale.

Se il Neural Engine esiste, il momento giusto per parlarne potrebbe essere la WWDC 2017. Gli sviluppatori indipendenti e le software house devono infatti essere informati per tempo delle nuove funzioni che potrebbero essere in grado di sfruttare. Sempre che Apple non decida di tenerle per sé, una strada tecnicamente comprensibile ma che in passato non ha premiato, come nel caso di SiriKit.

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