Anitec, anche all’Ict serve uno switch-off

La R&S Ict, nel 2009 l’8% del fatturato di settore, pesa per quasi il 15% del manifatturiero italiano. Anche senza la spinta diretta del Governo è possibile fare sistema e proporre una razionalizzazione degli incentivi.

Ricerca e sviluppo Ict in Italia, una nuova partnership tra università, industria e sistema finanziario. E’ ragionevole che in un mondo digitale sia l’Ict a capitanare la cordata, e se la spinta non viene dal settore pubbliche allora è il privato che deve farsene carico, coinvolgendo gli altri interlocutori privilegiati.

E’ questo il pensiero che sembra aver ispirato Anitec, l’Associazione nazionale Industrie Informatica, che ha colto l’occasione anche per rimarcare i risultati ottenuti. Nel 2009 i 40 mila addetti dei fornitori Ict hanno generato un fatturato di 9,2 miliardi di euro; per apparati e servizi di rete siamo passati dai 5,2 miliardi del 2006 ai 3,9 miliardi del 2009, il che ci vale pur sempre un terzo posto nell’Europa a 27, con l’8% del totale e dietro a Finlandia (41%), Germania (23%) e Francia (12%).

In particolare nel mobile “in Cina ci sono quattro grandi operatori per quasi 1 miliardo e mezzo di utenti e anche nel Nordamerica gli operatori sono pochi”, ha detto Alessandro Pane di Ericsson Telecomunicazioni, “mentre in Europa 400 milioni di clienti sono spalmati su 25 operatori”.
Nonostante la crisi, però, l’investimento in R&S è salito all’8%, mentre in anni migliori era sempre nei dintorni del 7%. In termini globali l’Ict rappresenta una fetta sempre più grande della R&S del manifatturiero, passando dal 13,2% (2008) al 14,8% (2009).

In ambito europeo “l’industria Ict incide per oltre il 40% sugli incrementi di produttività generale”, ha detto Cristiano Radaelli, Presidente di Anitec-Anie, “e la quota è destinata ad aumentare”.

Certo in Italia le aziende completamente o principalmente nazionali in grado di fare vera innovazione non sono moltissime, anche perché partnership internazionali sono state via via assorbite dalle componenti straniere; ma se le competenze sono rimaste sul nostro territorio, in qualche modo possiamo ritenerle “nazionali”. Tra queste Ericsson, il cui rappresentante trova un parallelo tra il passaggio alla TV digitale e un eventuale switch-off nell’approccio al digitale del nostro sistema-Paese.

Secondo Anitec-Anie nell’Italia di oggi è essenziale razionalizzare rapidamente gli incentivi già esistenti secondo un progetto su tre punti fondamentali: trasformare il credito d’imposta in un meccanismo strutturale permanente, essere specifici sul digitale e privilegiare la settorialità strategica rispetto alla territorialità.

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