Angelucci: un’industria nelle dimensioni, non nei comportamenti

A Ferrara Paolo Angelucci, presidente di Assinform risponde alla provocazione di Cuzari. E pensa all’internazionalizzazione delle eccellenze italiane.

Raccoglie la provocazione di Maurizio Cuzari, Paolo Angelucci, presidente di Assinform.
”Sono personalmente convinto che l’It sia una industria. Per il numero di addetti, in primo luogo. Perché è il quarto comparto produttivo in Italia. E perché tutti noi facciamo prodotti finiti a partire da componenti fatti da altri. L’It non è diversa dal mercato dell’auto: la Fiat fa il prodotto finito e fa fare in altre parti del mondo i componenti”.
C’è però un punto sul quale Angelucci si trova, almeno parzialmente d’accordo con Cuzari.
”Non abbiamo ancora acquisito la cultura dell’industria, che è quella che consente di non reinventare ogni volta cose che già ci sono, ma utilizzare ciò che il mercato già offre. Di nuovo il paragone con il mercato dell’auto calza. Una volta ogni auto aveva il proprio telaio, ora ci sono le piattaforme. Qualcosa del genere sta cominciando a verificarsi anche nel mondo It: in fondo quando si parla di cloud computing si parla di piattaforme”

E poi ci sono i problemi strutturali. A partire dalla capitalizzazione: ”Da tempo stiamo cercando di far capire alle imprese quando sia importante avere soldi. Sono ancora troppo sottocapitalizzate. Devono diventare più grandi, usando gli strumenti che ci sono”.

Angelucci fa riferimento al recente accordo annunciato con Intesa San Paolo, ma anche a nuovi progetti di finanziamento che si stanno sviluppando sempre con il comparto bancario.

Per quanto riguarda Assinform, in questo momento sta muovendosi per aiutare alcune aziende italiane a muoversi anche sui mercati internazionali.
”Ci sono realtà d’eccellenza nostrane che hanno un valore davvero molto alto, ma che non vanno all’estero perché non hanno le capacità o le conoscenze per assumere un respiro internazionale. Ci piacerebbe aiutarle ad assumere questa nuova dimensione”.
Non è ancora un programma definito o normalizzato, forse più una dichiarazione di intenti, che nasce tuttavia da alcune esperienze concrete maturate, ad esempio, da alcune software house che hanno cominciato a espandere la loro attività al seguito delle grandi firme della moda italiana. Esempi da valutare ed eventualmente riproporre, soprattutto su mercati di nicchia.

”Fondamentale – riprende Angelucci – è non reinventare l’acqua calda, ma partire da ciò che già c’è. È importante muoversi in una logica industriale: in questo momento, l’approccio al mercato è ancora sartoriale almeno nel 50% dei casi. Siamo un’industria nelle dimensioni, dobbiamo diventarla nei comportamenti”.

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