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Ancora scarso in Italia l’utilizzo del Web al lavoro

Italia a due facce, quando si parla di Internet: se la diffusione dei dispositivi tecnologici e degli accessi alla Rete è ormai quasi capillare, non ci sono invece performance positive sul versante dell’utilizzo professionale di strumenti digitali. Secondo l’Ocse, il nostro Paese ha il tasso più basso in Europa di impiego di Internet al lavoro, rallentando così la necessaria trasformazione digitale che è fondamentale per restare competitivi.

Doppia velocità

Più in generale, il rapporto “Digital Economy Outlook 2017” presentato qualche giorno fa dall’organizzazione internazionale dei Paesi a economia di mercato ha confermato la sensazione di un’Italia che viaggia a velocità diverse: da un lato ci sono alcuni aspetti favorevoli o vere e proprie “best practice” (come il piano Industria 4.0 del Governo), ma dall’altro permangono forti criticità, anche sul piano infrastrutturale.

Migliora la copertura

In particolare, a fronte di un risultato medio di otto persone su 10 che usano internet fra i 35 Paesi dell’area Ocse, la performance italiana è molto più bassa, fermandosi intorno al 70 per cento, anche perché permane una assoluta maggioranza di cittadini (il 60 per cento) di età compresa tra 55 e i 74 anni che addirittura non utilizza affatto la Rete. Non va meglio sul versante della diffusione della banda larga, anche se il Paese sta recuperando terreno grazie allo sviluppo di nuove infrastrutture e tecnologie, come la fibra o il fixed wireless di Eolo, che consente di sottoscrivere offerte Adsl per la casa per navigare ad alta velocità.

Poco Internet a lavoro

Ma non è solo in ambito privato che lo Stivale sconta dei ritardi, anzi: l’Ocse punta il dito contro il nostro Paese per un altro limite, ovvero la mancata diffusione dell’utilizzo strategico di Internet. Siamo addirittura ultimi in classifica in area Ocse se si parla di uso della Rete al lavoro: in Norvegia, una persona su due sa usare gli strumenti del Web per fini professionali, mentre in Italia la quota scende al 20 per cento. Vale a dire, solo un italiano su cinque sfrutta Internet per attività come mandare e ricevere email o cercare informazioni legate alla propria professione e alle proprie necessità in orari di lavoro.

Dati al ribasso

Un risultato piuttosto sorprendente (e sconfortante), che raggiunge esattamente la metà della media Ocse, che è per l’appunto del 40 per cento, e che si abbina ad altri fattori poco positivi: solo un terzo della popolazione italiana usa soluzioni legate al cloud computing (e solo due aziende su dieci lo fanno), e ancora un 8 per cento ha partecipato a un corso online (mentre la media Ocse è del dieci per cento). Insomma, conosciamo Internet ma non lo impieghiamo nelle sue ramificazioni meno “ludiche” o di intrattenimento (e infatti si trascorrono 24 ore al mese in media su Facebook).

Anche le imprese non sfruttano a pieno il Web

Insomma, gli italiani sono i lavoratori che tra i Paesi sviluppati usano meno (e peggio, per certi versi) Internet, e anche tra le imprese le cose non vanno meglio: detto dell’impiego del cloud (due punti percentuali in meno rispetto agli altri Paesi), anche per gli strumenti di analisi dei big data si viaggia a rilento, soprattutto tra le piccole e medie imprese. A frenare la diffusione del cloud sono, secondo il rapporto, e difficoltà che le Pmi italiane denunciano nel cambiare il provider dei propri servizi internet.

 

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