Ancora poca Soa in Italia

Analisi Nextvalue su 200 manager: costi e tempi frenano la diffusione delle architetture orientate ai servizi. Servono indicatori di performance.

Sono ancora poche le aziende italiane che investono in progetti Soa.

Così, almeno, appare leggendo i risultati di un’analisi svolta da Nextvalue, che ha tastato il polso a 200 tra Cio e marketing manager di grandi imprese locali, rappresentative di diversi settori merceologici.

Certo, la propensione c’è, ma gli aspetti economico-strutturali, oltre a quelli culturali, svolgono ancora un ruolo frenante.

Infatti, se alcuni elementi strettamente collegati alle Soa sono considerati di estremo interesse, come la possibilità di riutilizzare le risorse, ridurre i costi It (anche se non nella prima fase) e realizzare l’allineamento di Information Technology e business, le problematiche relative agli elevati investimenti, ai tempi di sviluppo e alla mancanza di maturità organizzativa e di studio dei processi continuano a costituire un freno.

Dal campione studiato da Nextvalue emerge una media contenuta di aziende già attive nel mondo Soa (non si raggiunge il 20%), trascinate da quelle del settore logistico e dei trasporti «che, quantomeno – ha indicato Alfredo Gatti, managing partner di Nextvalue – sono già entrate, più di altre, in una prospettiva Web service. In buona posizione anche quelle in ambito Telco e media, che dichiarano uno spiccato interesse, mentre il mercato bancario è più arretrato».

La chiave di volta resta il Roi, che deve essere misurabile e tenere conto di produttività, time to market, flessibilità, riuso delle risorse e mitigazione del rischio insito nei progetti.

Anche per questo motivo, dunque, bisogna introdurre Kpi che quantifichino i benefici per determinare i flussi di cassa da confrontare con quelli di costo.

Meglio puntare su aspetti più tangibili e quantificabili e sviluppare competenze che permettano di analizzare le variabili di business per capire in concreto quali progetti It possono essere sviluppati sulle Soa, individuare i gap esistenti in ambito It nel piano strategico così da definire le variabili di scenario e definire il portafoglio di progetti in ottica di rendimento e crescita dei vantaggi incrementali.

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