Ancora in ritardo le pmi nelle procedure di adeguamento all’euro

La moneta unica è alle porte, ma molte aziende non sembrano essersene accorte. Non tutti gli attori che si alternano lungo la supply chain si sono infatti adeguati all’ormai imminente omogeneizzazione della divisa per 12 dei 15 Paesi che partecipano all’Ue.

Non bastava l’ultima indagine redatta dalla
società di consulenza Dun & Bradstreet che dava buona parte delle aziende
europee in forte ritardo rispetto all’adeguamento all’euro.

Adesso anche Amr Research torna a ribadire i problemi legati al piano di transizione alla
nuova moneta unica.
A poco più di quattro mesi dalla conversione
decisa da 12 dei 15 Paesi che partecipano all’Ue, circa il 40% delle
società indagate hanno denunciato un ritardo nell’attuazione dei piani per il
passaggio all’euro quale valuta unica.

Pur supportati dall’azienda di
riferimento, spesso e volentieri buona parte dei fornitori che si alternano
lungo la supply chain non hanno infatti ancora intrapreso progetti di
adeguamento.

Gli stessi analisti di Amr sono tuttavia propensi a supporre
che la palese inadeguatezza di alcuni venditori e fornitori non provocherà vere
e proprie catastrofi all’interno del mercato europeo.
Tuttavia, saranno
evidenti i rallentamenti che coinvolgeranno i diversi attori della catena del
valore costringendoli a rivedere i processi connessi alla fatturazione e alla
contabilità in generale.

Nonostante ciò, la conversione all’euro – specie
per le realtà di medio-piccole dimensioni – non sarà un processo rapido,
soprattutto vista l’estrema complessità legata alla sua attuazione.
In
media, il solo procedimento richiede infatti una pianificazione che varia dai
tre ai nove mesi e una considerevole e spesso onerosa spesa in programmi
software.
Ma come si dice?, il progresso ha un costo.

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