Alta fedeltà

Gates propone riconoscimenti ai navigatori del suo motore di ricerca. Scandalo? In altri contesti si chiamano premi fedeltà.

Forse agisce anche una deformata sindrome di Stoccolma nel voler a tutti i
costi individuare Bill Gates come il grande vecchio, colui che dal suo castello
trama e ordisce, il genio delle nefandezze del mercato tecnologico.
C’è un
leggero compiacimento in chi si ritiene suo prigioniero.
Ma, spiacenti: non
è affatto il Voldemort dell’It, così come Google non è Harry Potter, anche se a
qualcuno l’idea piace.
Molti gradiscono l’immagine di un difensore dei
poveri contro gli interessi del sovrano.
Solo che qui tutti fanno i propri
interessi: Gates, ma anche Brin, Page e tutti gli altri che stanno nel mercato.

L’ultima idea sfornata da Bill Gates è stata bollata come l’ennesima
genialata malevola, ma tale non è, in nessuno dei due sensi.
Il fatto: Gates
deve aver detto (e pare lo abbia fatto in India, quindi contestualmente a un
investimento monstre della sua società nel Paese ospite, su cui tutti hanno
glissato e invece ce ne sarebbe stato da dire) di voler retrocedere ai
navigatori del proprio motore di ricerca parte degli utili pubblicitari
introitati.
Non si sa se in forma monetaria (poco probabile) o di beni di
consumo e software (meglio).
Insomma, pare che Gates voglia dir loro: più
navighi nel mio motore e più io ti riconosco un valore.
Embè?
Dov’é la
novità? Questi si chiamano “punti fedeltà” e non sono certo un colpo di genio e
nemmeno un’attività a sfondo malvagio. Altrimenti ai nostri supermercati,
compagnie aeree, società telefoniche, gestori di carte di credito, prima gli si
dovrebbe dare il Nobel per l’economia e poi portarli in tribunale.
A meno
che non sia davvero questo che si voglia fare.

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