Alle imprese il compito di pensare a nuove soluzioni finanziarie

Il suggerimento è emerso in un convegno organizzato da Business International. Serve più trasparenza di mercato e una maggiore accuratezza delle previsioni

In un momento in cui si iniziano a intravedere i primi spiragli di ripresa dopo una delle crisi peggiori del dopoguerra, è difficile parlare con serenità dell’importanza della funzione finanziaria nella gestione aziendale. La finanza, infatti, (o meglio il suo cattivo utilizzo) è ritenuta la causa principale della recessione che ha colpito l’economia a partire dal settembre 2008. Per le grandi aziende l’area resta comunque da presidiare per competere adeguatamente sul mercato globale. Di questi temi si è discusso in occasione del Forum “Finanza, tesoreria e liquidità” organizzato da Business International.

Le cause del tracollo
«Alla base della crisi – ha commentato Renato Rizzini, docente di Finanza internazionale all’Università Ca’ Foscari di Venezia – ci sono un paio di elementi fondamentali che hanno alle loro spalle una componente finanziaria rilevante. Innanzitutto l’azione delle grandi banche che, per necessità di generare valore, sono andate alla ricerca di rendimenti sempre più elevati, assumendosi un rischio che alla fine è risultato eccessivo. In secondo luogo si è abbandonata la tradizionale attenzione al merito creditizio, fattore che ha provocato un’erogazione sciagurata di finanziamenti (i famosi mutui immobiliari americani)».

L’azione dei Fondi sovrani
«A differenza delle crisi dei decenni passati – ha aggiunto Maurizio Brunetti, responsabile capital market di Finmeccanica – c’è da considerare il fatto che i paesi emergenti si sono attrezzati con i Fondi sovrani, grazie ai quali possono acquistare le nostre aziende per pochi soldi. Molti ignorano che l’industria tedesca è già per il 30% in mano a questi veicoli d’investimento. Vero è che in Italia ci sono pochi grandi gruppi ma l’attenzione dei Fondi sovrani internazionali è elevata anche per il nostro Paese».
Per scongiurare questa “invasione” ed evitare un eccessivo ricorso al semplice indebitamento bancario, le imprese più strutturate dovrebbero curare il buon funzionamento della propria struttura finanziaria, in un’ottica di integrazione con le altre aree aziendali e di maggiore attenzione alle gestione del rischio. «Prima della crisi l’Italia aveva fatto progressi in questa direzione – ha spiegato Rizzini – ma sostanzialmente limitati alle aziende di maggiore dimensione. D’altronde non possiamo dimenticare che l’Italia sino agli anni 80 aveva un’economia in cui il ruolo dello stato era dominante e ancora oggi il nostro sistema rimane banco-centrico».

La finanza aziendale nel dopo crisi
La nuova era “post subprime”, ovvero un mercato caratterizzato da un’incertezza e un’instabilità persino superiori rispetto alla prima decade del nuovo millennio, impone lo sviluppo di una funzione finanziaria aziendale dotata di strutture informative in grado di elaborare informazioni con rapidità (reporting). Nel convegno organizzato da Business International è emersa anche la necessità di una maggiore trasparenza informativa e di mercato, ma anche – nonostante il caso derivati – la ricerca di prodotti ad hoc, con le stesse imprese che potrebbero concepirne direttamente nuove soluzioni finanziarie. Perché la crisi avrà (forse) insegnato a non giocare troppo con la finanza, ma in questo difficile frangente le aziende hanno ancor più bisogno di capitali rispetto a prima.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome