Acta: no anche dalla Commissione Commercio internazionale

Arriva il quinto atteso invito da parte delle Commissioni del Parlamento europeo al rigetto di Acta. Toccherà alla plenaria di Strasburgo sancire definitivamente la bocciatura del controverso accordo.

Con 19 voti a 12 (nessun astenuto) anche la Commissione Commercio internazionale (Inta) del Parlamento europeo si è espressa per la bocciatura (in termini di una non ratifica) di Acta, l’accordo anticontraffazione sottoscritto dall’Ue a Tokyo a inizio anno.

Il voto della Commissione Inta, data la materia in oggetto, era il più atteso.

Arriva per quinto, dopo le espressioni contrarie delle Commissioni
Giuridica (Juri), Industria, ricerca ed energia (Itre), Libertà civili
(Libe) e Sviluppo (Deve).

A inizio settimana la Commissione Petizioni (Peti), presieduta da Erminia Mazzoni,
aveva deciso di mantenere ancora aperti i cinque ricorsi ad Acta
ricevuti (di cui uno firmato da 2,8 milioni di persone) proprio per dare
ai cittadini sempre il modo di esprimersi sul tema, lasciando di fatto
campo libero alla Commissione Inta e al voto dell’Aula.

Tutte le
discussioni, insomma, sono compiute e la parola definitiva sulla sorte
dell’accordo spetta al Parlamento europeo riunito in plenaria a luglio.

Se l’Aula di Strasburgo darà ascolto e confermerà le indicazioni
avute da tutte le Commissioni che si sono espresse rigettando
l’accordo, sarà, ha sottolineato subito dopo il voto odierno
l’eurodeputato italiano Niccolò Rinaldi, la prima volta che il Parlamento europeo rigetta un grande accordo internazionale.
E la conferma che l’istituzione democratica, qual è il Parlamento, ascolta l’opinione pubblica.

Se
si vuole, la fondamentale lezione della vicenda Acta è quella
dell’ascolto, che gli europarlamentari devono alle espressioni della
cittadinanza.

Dello stesso parere era stato qualche giorno addietro con Europarlamento24 Antonio Panzeri: «sulla posizione che il Parlamento sta tenendo su Acta ha fermamente agito la volontà popolare».

Prima del voto della Commissione Inta c’era stata un’audizione con il Commissario europeo al Commercio, Karel De Gught, che aveva ancora perorato la causa dell’accordo ribadendo che non c’era “nulla da temere per l’Europa e i suoi cittadini da una sua ratifica“.

De Gucht ha ribadito che essendo in corso un procedimento di valutazione presso la Corte di Giustizia
europea, la Commissione europea non modificherebbe la procedura,
attendendone comunque il giudizio, nel caso l’espressione di rigetto del
Parlamento arrivasse prima.

A tal proposito Cristiana Muscardini, vice
presidente della commissione Commercio Internazionale, esprime in una
nota il disappunto per non aver saputo attendere il parere della Corte.
Acta, dice, ha «pregi e difetti, ma il giudizio del Parlamento
europeo, per essere sereno e obiettivo, non dovrebbe tenere conto
soltanto delle pressioni di alcune lobby dei sistemi informatici e delle
vendite tramite internet
». Per Muscardini questi sistemi di vendita hanno «incentivato e coperto la contraffazione o consentito di utilizzare prodotti vietati in alcuni paesi».
«Il giudizio della Corte – sostiene – avrebbe consentito un voto più consapevole e sereno».

De Gught, pertaltro, si attende un giudizio di conformità
ai Trattati europei. Il passo successivo, dunque, sarà proporre alcune
revisioni all’accordo, in primis riguardanti la materia più controversa:
il digitale.
Fatti gli adeguamenti, la Commissione ripresenterebbe
nuovamente al Parlamento europeo il trattato. Forse in questa
legislatura, ma è possibile anche nella prossima (che inizia alla metà
del 2014): lo deciderà il Parlamento stesso.
Tempi lunghi, dunque, per un secondo trattato.
Comunque vada un vincitore pare esserci: la partecipazione democratica.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome