Un no secco, con 478 voti contrari, 39 a favore e 165 astenuti, che dunque preclude l’applicabilità del trattato nato per proteggere la proprietà intellettuale sul territorio dell’Unione.
Come era ampiamente previsto, il no definitivo è arrivato questa mattina dal Parlamento europeo.
Acta, il trattato anticontraffazione nato da un accordo negoziato tra Unione Europea, Stati Uniti, Australia, Canada, Giappone, Messico, Marocco, Nuova
Zelanda, Singapore, Corea del Sud e Svizzera è stato respinto e dunque non avrà valore nei territori dell’Unione.
Un no secco, con 478 voti contrari, 39 a favore e 165 astenuti, che dunque preclude l’applicabilità del trattato nato per proteggere la proprietà intellettuale sul territorio, anche se, come ha prontamente sottolineato il relatore David
Martin del gruppo S&D subito dopo il voto, non preclude la ricerca di vie alternative di tutela.
Fin dalla sua presentazione, un forte movimento di opinione si è schierato contro Acta, con manifestazioni in tutta europa, azioni di pressione sui parlamentari e una petizione, giunta in Parlamento con le firme di 2,8 milioni di cittadini.
Immediato anche il commento di Luigi Berlinguer, coordinatore per il Gruppo S&D in commissione Affari giuridici, al quale ha fatto eco anche quello di Francesco De Angelis, shadow rapporteur di Acta in commissione Industria
del PE: per entrambi la bocciatura di Acta, oltre a stabilire una importante differenza tra la contraffazione di tipo industriale e gli illeciti dei privati cittadini, è comunque una occasione per aprire una riflessione su nuove e più moderne forme di tutela del copyright “che
possa coniugare il diritto all’accesso con la definizione di nuovi
modelli economici in grado di remunerare efficacemente gli artisti e le
industrie creative“.
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