A che punto è la Csr nell’Ict italiana

Una ricerca del ClubTI ha rivelato interesse sulle iniziative di responsabilità sociale di impresa. Si applicano le regole, esistono belle testimonianze, ma l’It può fare di più.

La Responsabilità Sociale di Impresa (Csr – Corporate Social Responsibility) abbraccia un ambito ampio e copre aspetti legati all’impresa e alla sua immagine, ai dipendenti e alla loro motivazione e alla gestione di variabili più strettamente economiche.

Il ClubTI ha condotto tra il 2012 e il 2013 una ricerca per sondare il terreno della Csr in ambito Ict in Italia e ha presentato i risultati in un recente incontro.

La ricerca ha messo in evidenza come nel settore Ict non ci sia ancora una spinta verso iniziative sociali o nell’utilizzo dell’It come strumento per cambiare la società in cui viviamo. Tuttavia i manager dell’It hanno dimostrato attenzione e interesse verso il coinvolgimento sociale.

I principali risultati della ricerca evidenziano che tutte le aziende applicano le norme e regole obbligatorie e che buona parte di quelle opzionali in Italia.

C’è attenzione verso le categorie protette, verso i disabili (con progetti di ristrutturazione degli spazi) verso le donne con iniziative legate ai tempi ridotti di lavoro (part time) o alla creazione di asili.

Le attività di Csr rappresentano ancora iniziative parallele al core business, sono pochissimi i casi di Csr manager, tuttavia le iniziative anche a livello italiano sono degne di attenzione.

Le testimonianze
Luca Lepore, Program Manager per iniziative Csr, ha raccontato come, dopo il successo di Cisco Networking Academy, un programma di formazione digitale che coinvolge 165 paesi e circa 4 milioni di studenti, Cisco Italia ha attivato il Civic Council che promuove, favorisce e realizza attività di Csr grazie a un gruppo molto esteso di colleghi-volontari.
Il progetto ha permesso la realizzazione di iniziative come “A scuola di Internet”, lezioni di web sicuro per le scuole elementari e medie, a genitori e insegnanti con l’obiettivo di diffondere la cultura d’uso della rete in modo prudente o la costituzione della Donation Bay Band”: una rock band che si esibisce per beneficenza fondata da dipendenti di Cisco.

È sulla stessa linea di pensiero anche Bt. Anche in questo caso lo slancio è stato dato da un programma oltreconfine, Better Future. “La filosofia di Bt – ha sostenuto Carlo Ridolfi, Bt Volunteering Ambassador – è basata sull’impegno di gruppi di volontari, il 13% del personale Bt, che dedicano alcune giornate all’anno, riconosciute dall’azienda e a livello personale, per attività benefiche nei confronti di associazioni/ organizzazioni”.
In Italia dal dicembre 2011 si è costituito un team di Volontariato aziendale, che promuove iniziative di It education nelle scuole, a favore di Onlus, e nel Carcere di Bollat.  Non solo: collabora con diverse associazioni come l’Associazione Neuroblastoma, la Comunità San Patrignano e la Croce Rossa Italiana.

Denis Nalon, Marketing Manager ha illustrato l’esperienza che NetApp Italia ha fatto con la “creazione e rimodellazione dello spazio ambientale dove i bambini apprendono” realizzato per la scuola di un paesino, San Felice sul Panaro, fortemente colpito dal terremoto del 2012.

Dunque impegno e sostanza, ma anche “individuazione dei progetti e delle aziende giuste con cui lavorare a medio termine” come ha sottolineato Giuliano Pozza, Direttore Organizzazione e Sistemi Informativi della Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus.

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