600.000 o 4 milioni? Questo è il problema

I dati rilasciati dal Dvd Group sul mercato dei lettori in Italia suscitano perplessità. Fuori dal computo molti big player e i taiwanesi. Se vi rientrassero, il mercato varrebbe anche nel nostro Paese qualche milione di unità

Parecchi dubbi hanno accompagnato il rilascio da parte del Dvd Group, l’associazione interna all’Anie che riunisce al momento una trentina di operatori attivi sul mercato del Dvd sia in qualità di produttori di apparati, sia come produttori o distributori di titoli, dei dati relativi al mercato del Dvd in Italia. L’associazione parla infatti di un parco di circa 600.000 unità complessive, cresciuto del 125% anno su anno e con prospettive più che positive per il 2002, proiettate verso il milione e
centomila unità e una penetrazione che in un anno passerebbe
dal 2,9 al 5%. Dovrebbero crescere in modo significativo anche le vendite di titoli, per i quali si prevede un balzo da 5.300.000 a 7.200.000 pezzi, per ora in prevalenza film, ma a breve comprensivi di programmi e videogiochi.

Ma alla lettura dei dati, è bastata una domanda dalla sala perché le perplessità diventassero esplicite. In prima fila Philips, che si è rallegrata di possedere oltre la metà del mercato, dal momento che nel nostro Paese ha venduto oltre 400.000 pezzi. L’arcano è stato presto chiarito. I dati rilasciati dal Dvd Group rappresentano la sommatoria dei numeri dei soli associati e non tengono conto di chi dell’associazione non fa parte: aziende come Philips, ma anche come Buena Vista che, tanto per fare un esempio, del solo Tarzan avrebbe raggiunto le 100.000 copie. Parimenti non sono tenuti in considerazione i numeri fatti da aziende taiwanesi, spesso presenti nella grande distribuzione, e altre importazioni che
per particolari motivi possono arrivare direttamente da filiali straniere
invece che da quelle italiane. In scarsa o relativa considerazione sono stati tenuti anche i pc o le console che possono essere utilizzati per
leggere i Dvd: Playstation II e Xbox anche in questo caso non sono che i più noti esempi.

I conti sono stati rifatti, su una stima in questo caso spannometrica e ne è risultato che sul nostro mercato i lettori, pc e console compresi, potrebbero essere addirittura quattro milioni.
Quanto alle prospettive, la parola è stata lasciata a Marco Salamon di Doxa, che ha presentato i risultati di una indagine condotta per conto del Dvd Group, dalla quale risulta però che oltre la metà degli
italiani, il 50,9%, non sa cosa sia il Digital Versatile Disc. Il
49,1% per cento che ha invece un ricordo spontaneo è formato nel 58,1% dei
casi da maschi e soprattutto dal 77,8% di persone che hanno un’età compresa
fra i 15 e i 34 anni. La percentuale diminuisce- come è facile intuire- con il crescere dell’età: solo il 12% degli intervistati con un’età superiore ai 54 anni conosce tecnologia.

Chi lo conosce, però, sa davvero di che cosa si tratta:
gli intervistati hanno fornito una descrizione sostanzialmente corretta del
dischetto con una forte sottolineatura delle prestazioni video.
Ma, ancora una volta, conoscere non vuol dire automaticamente acquistare. L’indagine evidenzia un 3,5% di intervistati intenzionati all’acquisto di un Dvd, mentre
“abbastanza probabile” è l’acquisto per l’8,5% del campione.

Cosa manca? Sicuramente un po’ di informazione. Non a caso il Dvd Group si sta facendo carico di una campagna di promozione della tecnologia, con la distribuzione di leaflet informativi e la creazione di punti dimostrativi all’interno dei principali centri commerciali diffusi sul territorio.

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