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Ericsson, il 5G farà la rivoluzione se sarà ecosistema

Nel celebrare a Milano i 100 anni di Ericsson in Italia, Federico Rigoni, amministratore delegato e responsabile area mediterraneo, ha ricordato che l’azienda svedese nel nostro Paese somma anche 40 anni di ricerca e sviluppo. Fatta quotidianamente da 700 persone, sulle 3.000 che sono in organico in Italia, la ricerca e sviluppo di Ericsson ha prodotto negli anni innovazioni che sono state esportate in tutto il mondo.

A destra, Federico Rigoni, ad di Ericsson. A sinista Alessandro Pane, responsabile ricerca e sviluppo

Ricerca e sviluppo italiana

Le ha ricordate Alessandro Pane, direttore ricerca e sviluppo: «Siamo stati fra i primi a lavorare sulle centrali telefoniche come fossero computer. Il primo sistema prepagato nato da noi nel 1996, poi è diventato uno standard mondiale. Primi a fare i servizi messaging residenziali. Oggi faccciamo ricerca e sviluppo in tre centri in Italia, a Genova, Pisa e Pagani, vicini alle università con cui collaboriamo. Tutto quello che sviluppiamo va in cloud».
La celebrazione non è stata fine a se stessa, ma è servita a Ericsson ad aprire la finestra sul futuro e a farne respirare l’aria che entra. Che è quella del 5G.

5G, una tecnologia di ecosistema

«Siamo all’inizio del percorso – ha detto Rigoni -. Se ne comprende l’alto potenziale, ma c’è un mondo da scoprire. Prima la tecnologia di comunicazione nasceva in laboratorio e poi andava sul campo, nel mercato. Il 5G invece è nato negli ecosistemi, è figlio della cooperazione, perché la tecnologia deve entrare da subito nelle soluzioni verticali».

Bassa latenza e throughput dei dati sono la base che , ma contano le applicazioni.
Le sperimentazioni di Ericsson con i carrier telco sono in atto a Torino, Roma, Genova, Livorno. E se negli USA sono partiti un anno e mezzo in anticipo e Verizon ha varato la prima rete commerciale a ottobre, «ora che le frequenze le hanno, nel 2019 potremmo vedere sul campo anche gli operatori Italiani», ha detto Rigoni.

L’antenna 5G che Ericsson ha utilizzato a Milano per creare una rete chiusa con cui dimostrare le applicazioni 5G

5G ad antenne compatte

Rispetto ai trasmettitori 4G, le antenne 5G sono compresse, per consentire il network slicing. Oggi ospitano due moduli da 64 trasmettitori, per un totale di 128,in seguito ne avranno tre volte tanto, fino a 384.

Le sperimentazioni, ha spiegato Pane, stanno dicendo a Ericsson che «per le applicazioni critical mass il 5G non ha problemi. Per concretizzare applicazioni specifiche, come quelle richieste in campo sanitario, serve ancora tempo».

La latenza è importante, deve essere a livello di microsecondo per essere accettabile, «ma si può e si deve scendere».
Il 5G consente che le antenne orientino il segnale dove viene richiesto dall’applicazione. In questo modo, si segmenta la rete puntualmente e si abbattono le interferenze.

L’eseprimento Music Connect Live: due musicisti in remoto si uniscono a due in locale per una performance live in 5G

Il 5G sul campo

A Milano Ericsson ha portato sul campo alcune applicazioni realizzabili con la tecnologia 5G, dalla robotica industriale al controllo remoto, ai progetti di smart city. Di sicuro impatto è stato l’esperimento Music Connect Live: una performance musicale realizzata da persone fisicamente poste in luoghi separati. Tutti i musicisti suonano contemporaneamente, i loro suoni vengono campionati, mixati e immediatamente restituiti per l’ascolto. Per ottenere anche un effetto visivo, i musicisti remoto vengono ripresi via Hololens e contestualizzati tramite realtà virtuale nel luogo dove sono presenti gli altri artisti.

Rigoni: Virata in 18 mesi

«Venivamo da una situazione finanziaria complicata di gruppo per via di un portafoglio clienti diventato troppo ampio, defocalizzato su broadcadsting, media, utility – ha detto Rigoni a proposito dell’andamento societario -. A inizio 2017 ripensata strategia sulle origini. Nel primo trimestre 2018 iniziata la risalita. Tornati profittevoli a ottobre. Virata in 18 mesi riuscita».

Sempre a Milano il robot umanoide ICab di IIT per la prima volta è stato mosso con connettitività radio in wireless “quasi 5G” anziché in Wi-Fi. Lo ha fatto con un modulo integrato e colloquiando con un sistema Ericsson, che riduce di 10 volte la latenza.

Grafene per il 5G

E il futuro del 5G è stato mostrato anche da un chip con fotonica integrata, concepito per fronteggiare il capacity crunch, e creato nel contesto del progetto europeao Graphene Flagship. Per cambiare l’hardware ottico viene utilizzato il grafene, in un progetto di silicon photonics, che processa la luce in millimetri quadrati. Finalità: sostenibilità, basso consumo e costi contenuti. Grafene vuol dire elettroni liberi di muoversi come bosoni, quasi alla velocità della luce.
Si parla di un consumo di un picojoule per bit che passerà a pochi femtojoule per bit.

Chip in grafene per il 5G del futuro

1 COMMENTO

  1. Sembra che Ericsson stia tentando di convincere gli operatori ad aprire il portafogli ma dopo la batosta delle license 5G non credo gl’investimenti potranno partire cosí velocemente ed efficacemente. Il 5G è una technologia ancora da definire e troppi sono i problemi interni ai big , vedi TIM, per la definizione di una strategia in tal senso. Piú che parlare di essere pronti ritengo Rigoni debba dire come e quando saranno veramente pronti per supportare gli operatori: una cosa è vendere scatole per telecomunicazioni un’altra è vendere servizi e la killer application del 5G non è ancora definita. Inviterei Rigoni a ricordare l’esperienza devastante del 3G che ha generato profitti 7 anni dopo il lancio.
    Non mi convince la strategia Ericcson ne tantomento quella Nokia, Italia modello vincente, cita Massimo Mazzocchini, entrambi ex Siemens Networks.
    Bisogna sviluppare modelli di Business e Risk sharing che ancora non esistono e parlare di strategie a lungo termine che nessuno cita.

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