3Com continua a perdere, ma vede un recupero a lungo termine

Lo specialista di networking ha chiuso l’annata più difficile della propria storia recente con un deficit di 518 milioni di dollari nel quarto trimestre. L’opera di riorganizzazione, tuttavia, potrebbe dare i propri frutti fra un anno. L’Italia in controtendenza, grazie alle piccole e medie imprese.

È stato un anno duro quello che si è appena chiuso per 3Com. Un anno in cui l’azienda ha scontato la decisione di uscire da alcuni business importanti (modem analogici, Lan/Wan di fascia alta, modem cable e Dsl per consumer), la sostituzione della guida storica Eric Benhamou, lo snellimento del 30% dell’organico e il conseguente inizio di una politica di riduzione dei costi che tuttora è in pieno svolgimento. Il risultato si è tradotto in un quarto trimestre chiuso con una perdita di 518 milioni di dollari, ossia circa il triplo dei 147 milioni di deficit registrati un anno fa. La cifra è superiore persino al fatturato del quarter, arrivato a 468 milioni di dollari e in evidente calo, rispetto ai 764 milioni del quarto trimestre dell’anno scorso. Un carico per eccesso di magazzino di 215 milioni di dollari ha ulteriormente “depresso” i risultati.

Tuttavia, in casa 3Com non manca l’ottimismo, trasmesso in prima battuta dall’attuale Ceo, Bruce Claflin e ripreso a livello locale dal managing director, Riccardo Ardemagni. Entrambi hanno tenuto a sottolineare come l’azienda si attenda un ritorno alla profittabilità fra un anno, con segni positivi già a partire dal secondo trimestre (cioè fine 2001) sia per motivi di stagionalità che per un recupero sul cash flow. In particolare, alla fine del prossimo esercizio si dovrebbero vedere i frutti delle attuali scelte operate dall’azienda, concentratasi su filoni giudicati in forte crescita, come gli switch Gigabit, i prodotti di telefonia wireless e Ip o la piattaforma hardware di nuova generazione per i carrier.

Per il periodo appena concluso, il costruttore si è appellato al generale calo delle spese dell’It e alla turbolenza del mondo delle telecomunicazioni. La risposta si è concentrata sulla decisione di ridurre i costi operativi fino a un miliardo di dollari in un anno, uscendo da business in perdita e focalizzandosi su quelli innovativi. Oggi l’azienda appare divisa in tre unità, ovvero CommWorks (per i service provider), Business Networks (per l’enterprise) e Business Connectivity (prodotti di accesso).
Il mercato americano è andato peggio di quello europeo, con un calo del 31% (24% nel Vecchio Continente) L’Italia sembra fare eccezione in questo scenario. Non sono disponibili dati precisi, ma Ardemagni ha affermato che la realtà locale è andata in crescendo lungo i quattro trimestri dell’esercizio, soprattutto grazie ai successi raccolti presso gli utenti delle piccole e medie imprese. “Il contesto italiano è un po’ anomalo – ha ammesso il manager – ma siamo andati bene in diverse aree, come gli switch e la Lan telephony”

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