2009: in Italia l’It è calata dell’8,1%

Un mercato da 18,686 miliardi di euro. Cede l’hardware, nonostante i netbook. Capitani: ansia di risparmio riversata sui fornitori. Primo calo per le Tlc mobili.

«Ci lasciamo alle spalle un 2009 che è stato il peggiore degli ultimi 50 anni per l’economia mondiale», ha esordito Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, nel presentare i dati preliminari del Rapporto Assinform (Associazione nazionale delle imprese di Ict).

I valori sono negativi come non mai e tutte le economie (tranne quelle di Cina e India che hanno visto i rispettivi Pil crescere dell’8,7% e del 7,2%) hanno risentito pesantemente della crisi mondiale, che ha penalizzato anche gli investimenti in It (-5,4% contro un +4,8% del 2008), mentre le Tlc hanno mantenuto il segno positivo (1,1% era sul 4,2% un anno prima).

Tra le nazioni maggiormente penalizzate c’è l’Italia, che ha chiuso il Pil con un -5%, dato che si riflette pesantemente sugli investimenti in It, che nel 2009 sono calati dell’8,1% (da un +0,8% del 2008), attestandosi su un valore complessivo di 18,686 miliardi di euro.

Il confronto con la media europea (-5,4%) dà subito un’idea di quanto sia aumentato a nostro svantaggio il gap in fatto di innovazione.

Il mercato delle Tlc si è fermato a un -2,3% (era -0,2% nel 2008), pari a 43,085 miliardi. Le ragioni di questi valori così negativi, sono, secondo Capitani, da ricercare nella nostra struttura produttiva.

Le piccole imprese (da 1 a 49 addetti), che rappresentano il 99% del totale nazionale, continuano ad avere una scarsa propensione a investire in It, e infatti contribuiscono solo per il 18% all’intero mercato. Quindi, strutturalmente, siamo meno competitivi delle altre nazioni industrializzate. Inoltre l’Italia ha una minor presenza di realtà internazionali e anche questo concorre a penalizzare il volume di investimenti in It.

Entrando nel dettaglio dei dati, il settore hardware è crollato a un
-14,8% (contro un -0,2% di un anno prima), il software si è fermato a un -3,6% (era +3,4% nel 2008), mentre i servizi si sono attestati su un -6,5% (da un +0,4%).

Nel mercato hardware, (pari a 4,874 miliardi), l’unico segno positivo, in volumi, è dato dai pc (+0,5% per 6,9 milioni di unità) al cui interno i notebook sono cresciuti del 10,1%, e i netbook del 77%.

Invece il pesante calo dei desktop (-16,7%) è, secondo Capitani, la conferma di un cambiamento radicale dei modelli di lavoro adottati dalle imprese, sempre meno propense ad acquistare prodotti fissi, per cui dietro al fenomeno c’è un significativo cambiamento strutturale.

Sempre sul fronte dei pc, il mercato consumer continua a guadagnare quote a scapito di quello business: con un +5,7% il primo ha raggiunto una quota del 33,4% sul totale dei pc venduti (allineata con i valori medi europei) mentre il secondo è sceso a un -1,9%.

In area software, con un valore complessivo di 4,307 miliardi, il peso maggiore è dato dal software applicativo, sceso a 2,63 miliardi (-4,1%), seguito da quello per il middleware pari a 1,085 miliardi (-2%) e dal software di base con 590,5 milioni (-4,6%).

Le voci di spesa relative ai servizi, che pesano complessivamente per 8,750 miliardi, sono tutte pesantemente negative, e questo dimostra che hanno risentito del continuo calo delle tariffe (si pensava che avessero toccato il fondo nel 2008, ma così non è stato).

«I clienti fanno pagare ai fornitori l’esigenza di risparmiare – ha detto Capitani – e questo crea un circolo vizioso perché molte piccole realtà non riescono a garantire la qualità, per cui i risultati che ne derivano sono servizi di bassa qualità. In questo contesto, i clienti più illuminati hanno sottoscritto dei tariffari al di sotto dei quali anche per loro non è conveniente scendere».

Il mercato delle Tlc, nel 2009, per la prima volta ha registrato un calo in area mobile (-1,5%) attestandosi a 24,015 miliardi, mentre quella fissa ha accusato un ulteriore -3,3%, pari a 19,070 miliardi. Ha risentito, quindi, sia della diminuzione della spesa da parte dell’area consumer (-0,3%) che da quella business (-4,1%), oggi più attenta a siglare contratti maggiormente favorevoli.

Allo stato attuale, come ha evidenziato Capitani, il downpricing delle tariffe, dovuto alla concorrenza, sta causando problemi di marginalità ai carrier.

Previsioni 2010

«L’incertezza che tutt’ora domina i mercati, rende più che mai difficile fare delle previsioni sugli investimenti in Ict per l’anno in corso» ha detto Capitani in cerca di un alibi che lo assolva in caso di stime sbagliate.

Partendo da previsioni altrui, che parlano per l’Italia di una crescita del Pil dell’1% (siamo comunque i più bassi tra i primi sei paesi mondiali), il mercato nazionale dell’It dovrebbe risalire a un -3,1% e le Tlc a un debole segno positivo, 0,2%.

Molti risultati dipenderanno anche dagli investimenti pubblici fatti in reti di nuova generazione. Comunque sia, avendo nel 2009 perso molte quote di mercato, siamo ritornati indietro di parecchie posizioni.

Il nostro paese sta perdendo continuamente competitività, per cui «dobbiamo fare una robusta iniezione di innovazione, partendo da una maggior crescita della produttività e delle performance delle nostre imprese – ha detto Capitani -. E la produttività è correlata alla spesa It, per cui le aziende devono investire di più in tecnologie e innovare per avere un ciclo di sviluppo stabile e duraturo».

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