2006: un anno di grande crescita per Linux

Un anno di pieno sviluppo per la piattaforma. Ecco le tappe più significative.

L’anno lasciato alle spalle è probabilmente quello che ha
fatto registrare la miglior crescita, sinora, nell’ambito delle distribuzioni
Linux desktop.

Suse Linux Enterprise Desktop 10 integra tutte le
funzionalità alle quali spesso si guarda in ambito aziendale. Sviluppato
condividendo parte del codice con la versione “Enterprise Server”, Sled 10
utilizza “YaST” (acronimo di “Yet Another Setup Tool”) di Novell per
l’installazione e la configurazione del sistema operativo e propone Ximian
Desktop come interfaccia utente predefinita (sebbene sia prevista anche la
possibilità di optare per le più recenti versioni di Gnome e Kde).


Novell ZENworks aiuta invece nelle operazioni di aggiornamento del sistema.
OpenSuse, versione della distribuzione Linux di Novell rilasciata e mantenuta
sotto forma di progetto opensource, si è subito posta tra “i pinguini” più
scaricati.

OpenSuse 10.2 è infatti arrivato prima del previsto, nella
prima decade di Dicembre, e ciò nonostante l’innumerevole serie di commenti e
prese di posizione che si sono susseguite dopo l’accordo tra Novell e Microsoft.
Basata sulla versione 2.6.18.2 del kernel Linux, OpenSuse consente all’utente di
optare tra le interfacce desktop Kde 3.5.5 e Gnome 2.16.1.

Non appena
viene avviata l’installazione della distribuzione Linux del camaleonte, viene
proposta per default la creazione di partizioni facenti uso del file system
ext3. Si tratta di una rottura, questa, col passato (le distribuzioni Suse
proponevano, in modo prefinito, l’utilizzo di ReiserFS).

La nuova
versione guarda agli sviluppatori con l’integrazione di Eclipse 3.2.1, il
toolkit Gtk 2.10.1 ed una serie di strumenti di programmazione di alto livello.
Tra tutti, citiamo Mono 1.1.18, Python 2.5 e PHP 5.2. Non mancano i software
dedicati a tutti coloro che vogliono usare OpenSuse principalmente come sistema
desktop fidando sulle ultime versioni di Firefox, KOffice, OpenOffice,
Thunderbird ed Evolution.

OpenSuse viene distribuito su 5 Cd Rom oppure
su un unico Dvd. La distribuzione può essere anche installata via Internet
scaricando un’immagine CD, masterizzandola, quindi lasciando successivamente
prelevare i componenti necessari.

A fine Ottobre scorso, Canonical ha
presentato Ubuntu 6.10, la versione più recente di una delle più apprezzate ed
utilizzate distribuzioni Linux a livello mondiale. Il rilascio interessa sia la
versione “desktop” che quella “server”. Le migliorie riguardano in particolare
l’interfaccia utente – resa ulteriormente più chiara ed intuitiva -,
l’integrazione di nuove applicazioni desktop, l’ottimizzazione di aspetti
collegati con la sicurezza.

Tanto per fare qualche nome,
tra le novità ci sono Gnome 2.16, OpenOffice 2.0.4, Firefox 2.0, il client di
posta elettronica Evolution 2.8.0, il nuovo software per la gestione delle
fotografie digitali F-Spot, un programma per raccogliere appunti denominato
Tomboy e il software di messaggistica istantanea multipiattaforma Gaim 2.0.

Tra i
miglioramenti di Ubuntu 6.10 si registrano anche un avvio del sistema più rapido
e l’introduzione di nuovi temi. Ubuntu ha una storia molto recente (è una
distribuzione Linux nata nel 2004), è basata su Debian e fa della semplicità
d’uso l’obiettivo a cui tendere. Il termine Ubuntu si fa derivare da
un’espressione africana che si lega con il concetto di “umanità”. La
distribuzione, per la gestione dei pacchetti software, si affida ad APT (già
noto agli utenti Debian): questo meccanismo permette di installare l’intero
prodotto da un unico CD per poi aggiornare successivamente i vari programmi.


Di Ubuntu esistono anche altre declinazioni: KUbuntu (viene utilizzato
KDE anziché Gnome), XUbuntu (si tratta di una versione più leggera basata
sull’ambiente desktp XFCE), Edubuntu (concepito per scopi “educational”).
Particolarmente apprezzata, di derivazione Ubuntu-Debian, è MEPIS, installabile
su disco fisso oppure fruibile mediante l’uso di un “LiveCD”.

Sempre
per chi ama Debian ma non vuole rinunciare ad un ambiente molto simile a
Windows, la soluzione potrebbe essere Xandros messo a punto da una software
house che sviluppa distribuzioni Linux particolarmente orientate al mondo
business. Xandros Desktop Professional version 4.0 è stata concepito per operare
correttamente in realtà aziendali le cui reti locali siano basate sia su
tecnologie Linux che Windows.

Xandros sarà immediatamente utilizzabile
all’interno di LAN basate su dominio NT, su Active Directory (nome utilizzato da
Microsoft per riferirsi alla sua implementazione della sicurezza in una rete
distribuita di computer; vengono utilizzati diversi protocolli: i principali
sono LDAP, DNS, DHCP e Kerberos) o su NIS (“Network Information Service”)
Linux-Unix. La distribuzione sarà inoltre capace di scrivere (oltre che leggere)
dati da partizioni NTFS ed integrarsi con Microsoft Exchange.

Il
software “Progression Desktop” di Versora permette inoltre agli utenti di
Windows di importare impostazioni del sistema operativo Microsoft, dati,
documenti e file personali (compresi archivi della posta elettronica, file
musicali, foto,…) sulla distribuzione Linux. “CodeWeavers CrossOver Office”
consente agli utenti di Xandros di avviare molte famose applicazioni Windows
quali Microsoft Office od Intuit Quicken. La tecnologia “xDMS” (Xandros Desktop
Management Server) consentirà all’amministratore di aggiornare, applicare patch
ed intervenire comodamente sulle varie installazioni di Xandros all’interno
dell’azienda. Per maggiori informazioni, è possibile far riferimento al sito web
ufficiale.

Maggiori garanzie in fase di riconoscimento hardware sono
invece fornite da Freespire di Linspire, distribuzione completamente opensource,
semplice da utilizzare annunciata nel mese di Aprile 2006. Linux ha fatto passi
da gigante anche nel campo dell’interoperabilità. Il “Portland Project” ha
avvicinato gli sviluppatori di Gnome a Kde e viceversa come mai era accaduto in
precedenza. Un’anteprima era stata fornita ai partecipanti alla “LinuxWorld
Conference and Expo” lo scorso Aprile: il cosiddetto “Portland software project”
si prefigge come obiettivo primario proprio quello di creare un ponte tra le
interfacce Linux GNOME e KDE. In questo modo si cerca di rendere più facile la
vita ai programmatori sinora costretti a misurarsi con oggetti completamente
differenti per le due interfacce.

A sovrintendere
allo sviluppo del progetto ci sono OSDL (Open Source Development Labs) e
FreeDesktop.org che hanno appena annunciato la disponibilità della prima
versione finale di Portland. Il progetto nasce dalla consapevolezza che Linux è
l’unico sistema operativo che non dispone di un’interfaccia unica: le varie
distribuzioni solitamente scelgono il supporto dell’una o dell’altra (a volte di
entrambe) ma, secondo l’analista Raven Zachary di 451 Group, si tratta di un
inutile dispendio di risorse che, tra l’altro, genera confusione tra gli utenti.
KDE, ad esempio, per la visualizzazione di menù, pannelli di controllo, pulsanti
e così via utilizza una libreria di componenti denominata QT mentre
l’equivalente impiegata da GNOME si chiama GTK+. A titolo esemplificativo, la
versione Linux di Adobe Acrobat Reader necessita, come requisito essenziale, la
presenza dei componenti GTK+.

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