2001, sbarco nel pianeta Tivoli

In un mondo in rapida evoluzione diventa essenziale possedere un software in grado di gestire le infrastrutture di eBusiness.

1.200 fra clienti e partner. È indubbiamente questo il dato più rilevante dell’edizione 2001 di Planet Tivoli, l’evento organizzato da Tivoli per conoscere e farsi conoscere dai propri clienti.

Durante la manifestazione Agostino Dosi, vice presidente di Tivoli, ha posto l’accento proprio su questo aspetto, sottolineando che l’appuntamento di Vienna non vuole essere un’occasione per lanciare nuovi prodotti, ma un modo per presentare la propria visione e conoscere, sempre più da vicino, le esigenze dei clienti. Così accanto alle oltre 100 postazioni, in cui sono state presentate le demo delle diverse soluzioni disponibili, 46 clienti si sono alternati, in una serie di sessioni parallele, per presentare le proprie offerte. Ma sono stati molti anche gli incontri in cui i responsabili di Tivoli hanno voluto ascoltare, per comprendere quanto le loro scelte rispondano alle reali necessità del mercato e quali potrebbero essere i software in grado di anticipare queste esigenze.
Louis D’Ambrosio, vice presidente Worldwide sales & marketing Ibm, non ha dubbi sulla tendenza, ormai in atto, che vede l’affermazione di una nuova infrastruttura. Superata l’era che può essere definita “dei giochi”, si è entrati nel vero eBusiness. Un periodo in cui, secondo la maggior parte degli analisti, si registrerà un’autentica esplosione delle transazioni elettroniche. Ma l’eBusinnes richiede, oltre alla creazione di nuovi modelli e alla formazione di figure professionali, wireless, velocità, sicurezza e privacy. Caratteristiche che possono essere rese disponibili solo attraverso infrastrutture adeguate. Si rivela quindi essenziale possedere server specializzati e reti di storage, anche per far fronte ad accessi che avverranno attraverso device sempre diversi e con i quali bisognerà essere in grado di scambiare informazioni, garantendo interoperabilità e continuità di funzionamento.

Proprio per far fronte a queste necessità, l’offerta di Tivoli si articola in una serie di prodotti creati appositamente per amministrare la tecnologia e integrare la gestione dell’azienda, garantendo così le quattro doti essenziali per affermarsi nel mondo del commercio elettronico: sicurezza, storage, performance e configurazione.

Ma i tecnici di Tivoli lavorano anche per “cambiare le regole del gioco”. Bob Yellin, vice presidente e CEO Core Technology Group di Tivoli, sottolinea come le soluzioni proposte permettano di semplificare la gestione di tutto ciò che è stato scoperto e appreso, oltre ad aumentare i livelli di interoperabilità e management.
La frontiera più affascinante, e della quale è ancora impossibile conoscere i limiti, rimane comunque il controllo dell’intelligenza del sistema. Un campo in cui i tecnici stanno valutando le potenzialità di reti neurali, algoritmi genetici e logical fuzzy. Nel settore dell’interoperabilità l’offerta dell’azienda è attenta soprattutto all’evoluzione dei servizi dell’infrastruttura. Si tratta di prodotti caratterizzati dalla facilità d’installazione, a cui si aggiunge la rapida messa in funzione e la capacità di non appesantire il sistema. In tutto, ovviamente, basato su Xml, Wsdl e Enterprise Java Beans.

Prodotti per creare soluzioni



Per quanto riguarda, nello specifico, il mercato italiano Antonio Grioli, responsabile della South Region, ha posto l’accento sulla profonda evoluzione che sta caratterizzando il mercato di Tivoli e su come il sistem management stia cambiando. E proprio per venire incontro alle nuove esigenze, quattro anni fa, all’interno di Ibm, è stato fondato il Software Group. La creazione di una divisione autonoma rappresentava una sfida importante per un’azienda tradizionalmente orientata verso la parte hardware, ma la decisione nasceva dalla considerazione che il tasso di crescita annua dei sistemi operativi si attesta intono all’8%, contro il 12-13% del software. Mentre la crescita più rilevante è quella del middleware, ovvero prodotti per creare soluzioni, che raggiune tassi valutabili nel 14%. Inoltre studi di settore indicano che solo il 15% degli investimenti software riguarda i sistemi operativi, mentre il resto viene speso nel campo del middleware e delle applicazioni. Per questa ragione si è scelto di investire soprattutto nella ricerca di nuovi strumenti, con i quali i partner avrebbero poi sviluppato le soluzioni.
Ciò ha portato Tivoli, in Italia, a fatturate circa 90 miliardi, con uno staff di 1.000 persone. 600 delle quali, in particolare, operano nel laboratorio di Roma, che è l’unico a livello europeo, orientato alla creazione di prodotti destinate alle PMI che operano in ambito nazionale.

La grande forza di Tivoli, secondo Grioli, rimane comunque la capacità di “vendere tutto”. Molti clienti, infatti, iniziano con una soluzione destinata al monitoraggio della propria rete per poi passare anche ad altri prodotti. Per questo l’offerta si articola anche in una soluzione completa per la sicurezza come Secureway, la suite che può essere integrata in altri prodotti.
Ma una delle proposte più interessanti è legata allo storage intelligente. L’idea di base parte dalla considerazione che utenti diversi, molte volte, sono chiamati a utilizzare gli stessi dati. Il sistema, caratterizzato da autoapprendimento, è così in grado di disporre le informazioni, in base alla frequenza di utilizzo, sul server o sul client più opportuno.

Un’ultima considerazione di Grioli riguarda il passaggio dall’economia classica all’eBusiness. Una rivoluzione che sconvolge il modo di pensare o operare. Le aziende, abituate a misurarsi con un ambiente prevedibile, sono infatti chiamate a confrontarsi con protocolli e velocità sempre diverse, in cui diventa essenziale la capacità di gestire l’intera rivoluzione. E l’offerta di Tivoli è orientata proprio alla fornitura di tool per fare affari in un mondo aperto e non pianificato.

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