1°Q 2001, rallenta l’Ict in Italia

Il Rapporto Assinform 2001 evidenzia come il fenomeno indagato non sia imputabile a una flessione strutturale. Gli analisti di mercato concordano: è cambiato il profilo della domanda

L’Italia che emerge dal
Rapporto Assinform 2001 è una realtà ancora in ritardo rispetto agli altri Paesi
europei, ma già nel pieno di quella che viene definita un’economia di
Rete.
Questo nonostante il mercato dell’informatica e delle telecomunicazioni
di casa nostra abbia fatto registrare, durante il primo trimestre 2001, un
rallentamento nella crescita pari a un punto e mezzo percentuale. Niente di
irreparabile se si considera che nel 2000 il mercato aggregato dell’Ict in
Italia è risultato in crescita del 12,8% rispetto al 1999.
Secondo Giancarlo
Capitani, amministratore delegato di NetConsulting: «Non si tratta di una
flessione di tipo strutturale. Per intendere meglio il rallentamento in atto
occorre riflettere sulla revisione dei modelli strutturali, non tanto da parte
della grande impresa, quanto piuttosto dei soggetti più piccoli del mercato e
della Pa. Non dimentichiamoci poi che, da sempre, il periodo pre-elettorale è causa congiunturale di flessione economica».
È dunque un’Italia che deve fare i conti con la
costituzione di un vero e proprio sistema Paese, quella individuata dal Rapporto
Assinform. Partendo da questo presupposto, l’associazione ha individuato una
serie di soluzioni, tra cui la realizzazione di progetti di e-Government a
livello locale, e di formazione a livello regionale che coinvolgano sia le
imprese, sia gli operatori di settore. Non mancano poi suggerimenti di
finanziamento e incentivazione da parte del Governo italiano, ai progetti
promossi dalle Pmi intenzionate a operare nella Net
Economy.
«Politicamente – ha sostenuto Giulio Koch, presidente Assinform -,
occorrerà credere nelle potenzialità del settore Ict quale motore di sviluppo
dell’intero sistema Paese. Ma anche conoscere e portare a esempio le best practise del
nostro mercato a quei soggetti che non hanno ancora colto il valore insito
nell’essere connessi alla Rete».
In questo contesto, la Pubblica
Amministrazione italiana è chiamata a promuovere quelle che il presidente
dell’Aipa, Alberto Zuliani, ha definito “regole di apertura”. «Per ottenere i
risultati che ci vengono sollecitati da più parti – ha infatti sottolineato quest’ultimo –
occorre promuovere partnership sempre più strette con gli operatori del mercato.
Garantire la connettività, ovvero l’acceso alla Rete da parte di tutti, non è
tanto un problema tecnologico, quanto organizzativo, e di conseguenza,
istituzionale».
A questo punto, la mancanza di competenze e risorse
specializzate (non solo nel mercato delle nuove tecnologie), e le barriere
culturali all’innovazione fanno tutte parte di un film già visto.
«Con il
2000 – ha concluso Capitani – si è esaurita una fase di crescita del mercato Ict
dai ritmi illusori. Così come i tempi di Internet non sono quelli della
tecnologia Sms, le aziende italiane che intendono essere competitive nella
e-Italy dovranno sapersi trasformare in un sistema Paese. Come? Creando sinergie
in tutte, e verso tutte, le direzioni».

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