17 scanner per ridare vita a foto e documenti

PC Open ha provato 17 modelli suddivisi in tre categorie di prezzo: dal neofita che ha bisogno di un prodotto economico al professionista che richiede velocità e alte risoluzioni




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19 febbraio 2003 Il panorama degli scanner continua ad evolversi verso una sempre maggiore risoluzione di scansione. Un tempo uno scanner da 300 DPI costava l’equivalente di 800 euro, oggi con un decimo del prezzo otteniamo una risoluzione di 1200 DPI.

L’utility di questa periferica è fuor di dubbio: fornisce “occhi” al nostro computer, consentendo l’acquisizione di documenti, foto e negativi, e la conseguente possibilità di effettuare il riconoscimento ottico dei documenti testuali (OCR) per convertirli in file di testo, di effettuare il fotoritocco o di stampare foto da negativi senza andare dal fotografo.

Per acquistare un buono scanner si devono valutare attentamente le proprie esigenze. Per un uso sporadico che prevede di acquisire pagine singole o foto per Internet può bastare uno scanner piano economico (sotto i 100 euro), per un uso più intensivo meglio spendere di più (tra i 100 ed i 250 euro), mentre il costo può superare i 250 euro se con lo scanner si devono acquisire documenti automaticamente tramite alimentatore ADF o si hanno particolari esigenze in termini di velocità.

Comprendere gli scanner
Quando si parla di scanner si utilizzano spesso termini e sigle sconosciute.
Illustriamo, quindi, rapidamente i più usati così da rendere più semplice la
lettura di questo articolo. Un valore da considerare per la scelta dello scanner
è la risoluzione che viene indicata in DPI (Dots Per Inch).
Si tratta del numero di punti per pollice teoricamente riproducibili: ad esempio
1200×2400, in cui il primo valore è la risoluzione ottica (orizzontale,
dipendente dal CCD o CIS) ed il secondo quella meccanica (verticale,
dipendente dal motore di trascinamento dell’ottica).
La risoluzione ottica x meccanica (o hardware) non va confusa con la risoluzione
interpolata (o software), spesso molto alta ma di scarsa utilità
reale in quanto ottenuta senza una reale maggior definizione dei dati. Anche
la profondità colore (cioè la capacità dello scanner di riconoscere
i colori presenti nell’originale, misurata in bit) non è un valore di riferimento,
anche perché oggi praticamente tutti gli scanner sono a 48 bit, ma non sempre
l’elettronica è di qualità adeguata. Inoltre i 48 bit sono usati quasi sempre
internamente, e le immagini sono convertite a 24 bit prima di essere inviate
ai software grafici.
L’ADF (Automatic Document Feeder), è l’alimentatore automatico
di documenti, che permette di acquisire automaticamente un gruppo di pagine
sciolte. Il CCD (Charged Coupled Device) è il sensore che trasforma
la luce in impulsi elettrici. Dalla sua sensibilità deriva la risoluzione ottica
dello scanner. Il CIS (Contact Image Sensor) è, invece, un
tipo particolare di sensore che può essere usato al posto del CCD, con dimensioni
ridotte le quali permettono di realizzare scanner più sottili. Ha però lo svantaggio
di una minore luminosità e fedeltà colore.
Il DeltaE è un parametro di scostamento dall’originale, che
consente di valutare la fedeltà con cui uno scanner riproduce i colori. Misura
lo scostamento dei valori Rgb di colori noti rispetto alla misurazione effettuata
con uno scanner “ideale”, e non tiene conto delle correzioni (ad esempio il
Gamma) applicate all’immagine. Il Gamma è un valore di correzione
della risposta tonale dell’immagine. Il valore “1” indica un Gamma neutro, ovvero
nessuna alterazione della tonalità acquisita. È impossibile rendere gli stessi
colori con la sintesi additiva (monitor) o sottrattiva (stampa), ma è possibile
raggiungere una fedeltà colore accettabile regolando il Gamma in base alla periferica
di destinazione. I valori più usati per i monitor sono 1,8 e 2,2. MTF
(Modulation Transfer Function), è un valore assoluto della risoluzione reale
di uno scanner, generato confrontando tra di loro tramite equazioni le rese
dell’ottica su pattern di righe di diverse risoluzioni. Si confronta cioè una
serie di righe con le medesime più ravvicinate, in modo da vedere come lo scanner
peggiora la definizione delle righe man mano che la loro distanza diviene prossima
alla risoluzione dell’ottica.
La parola OCR (Optical Character Recognition) indica, invece,
il procedimento di riconoscimento automatico dei caratteri possibile con gli
omonimi software ed uno scanner. Solitamente si effettua acquisendo in bianco
e nero, ma i software più avanzati (OmniPage, FineReader) possono migliorare
notevolmente la precisione acquisendo in toni di grigio, supportando addirittura
l’acquisizione a colori per riprodurre pagine con testi e foto. I risultati
non dipendono solo dalla risoluzione, ma anche dalla distorsione dell’ottica
e dall’esposizione. Una caratteristica ancora rara nei driver è la presenza
di zone multiple di scansione: consentono di definire sull’anteprima più riquadri,
che verranno poi acquisiti automaticamente ed inviati al software grafico come
immagini distinte. È molto utile per acquisire più foto o diapositive in un
solo passaggio.

Come scegliere il giusto modello.
Conoscere tutti i termini
tecnici non basta però per valutare la reale qualità di uno scanner. Le caratteristiche
tecniche indicate dal produttore, infatti, non dicono molto nel campo della
velocità, perché i valori indicati spesso sono misurati con parametri diversi
da marca a marca. Ugualmente la risoluzione nominale non garantisce i risultati,
perché conta la qualità dell’ottica, del sensore, del driver, la precisione
del motore e così via. Dunque risultano utili prove come questa, che indicano
come ciascun modello si comporta nei vari campi. Se avete l’esigenza di acquisire
molte pagine di testo da sottoporre ad OCR ricordatevi che oltre i 600 DPI non
c’è più alcun miglioramento, dunque puntate piuttosto su uno scanner veloce,
e non dimenticate che più dello scanner conta il software OCR utilizzato.

Per vedere tutti i risultati del test cliccate sul link in basso.

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